martedì 26 aprile 2022

#HarryPotter: Animali Fantastici: I segreti di Silente - Recensione

Il 13 aprile è uscito al cinema “Animali Fantastici: I segreti di Silente” e noi non potevamo esserne più che entusiaste e incuriosite. Dopo aver visto Grindwelwald interpretato per due film consecutivi da Johnny Depp, volevamo vedere se effettivamente con il nuovo attore, Mads Mikkelsen, si sarebbe creata una chimica diversa. Vi avvertiamo che questa recensione contiene degli spoiler, quindi se non avete visto il film siete avvisati.

Nelle pellicole precedenti siamo negli anni Trenta e avevamo fatto la conoscenza di Credence Barebone (Ezra Miller), un orfano che dentro di sé conteneva una magia potentissima, anzi, per meglio dire una forte repressione della stessa. Si tratta di un obscuriale, ovvero un mago o una strega che nell’infanzia non ha saputo gestire la propria magia, non è stato in grado di tirarla fuori e questa forza distruttrice diventa un’arma a doppio taglio che devasta l’esterno e porta alla morte il corpo ospitante. Di solito queste creature non arrivano al decimo anno d’età, ma Credence ne è l’eccezione. Albus Silente (Jude Law), aiutato dal Magizoologo Newt Scamander (Eddie Redmayne), parte per New York alla sua ricerca, conscio del fatto che Gellert Grindelwald (Mads Mikkelsen), il mago più potente di sempre, sia sulle sue tracce, con lo scopo di trarre profitto da questo potere. Ma non è il solo motivo, infatti si scopre che Credence è in realtà un Silente. Ed è vero, nelle sue vene scorre lo stesso sangue di Albus, ma non è un fratello del famoso preside di Hogwarts, bensì suo nipote, in quanto figlio di Aberforth. Dato che Albus e Gellert non possono combattersi, in virtù di un patto di sangue compiuto in adolescenza, quando quest’ultimo si rende conto che non potrà più avere Albus dalla sua parte, vuole usare Credence per fare il lavoro sporco. In tutto questo è in corso una campagna politica per determinare il nuovo capo del mondo magico e Gellert si candida, nonostante il devasto compiuto a New York e a Parigi.

In tutto questo, tornano a essere importanti, cosa che si era persa molto in “Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald”, le creature del wizarding world. È infatti proprio un piccolo e apparentemente innocente Qilin (un Bambi baffuto), derivante dalla mitologia cinese, a muovere la trama e a determinare il potere di Grindelwald.

Credence scopre la propria identità in quando Aurelius Silente, anche se questa volta gli hanno dato un look alla Kylo Ren di Star Wars, forse perché entrambi non hanno una biografia poi tanto diversa. La fenice stessa, che tutti credevano fosse falsa, in realtà si dimostra essere davvero Fanny, quindi tutti i voli pindarici dei fan trovano risposte in questo terzo capitolo della saga. Eppure, perché tutto ci lascia insoddisfatti? Il problema di fondo di questo film è la quasi totale assenza di trama o comunque una troppo semplicistica. In otto film della saga di Harry Potter e in due di Animali Fantastici, i fan erano spinti a pensare che la carne messa a fuoco fosse tanta in ogni pellicola, che effettivamente il protagonista di turno dovesse affrontare tante sfide per vincere il cattivo. In “I segreti di Silente, molto di questo si perde: certo, Newt cerca di salvare il Qilin, aiuta suo fratello, ma il tutto non sembra essere abbastanza. Sotterfugi poco brillanti e mezzo film si dimostra totalmente inutile, a detta stessa dei personaggi.

Una nota positiva sta nella rappresentazione del mondo magico, in un ampliamento dei luoghi fisici della magia. Non ci muoviamo più per delle strade prettamente babbane (i babbani sono persone senza poteri magici), ma per la prima volta respiriamo la magia fuori da luoghi standard come Hogwarts e Hogsmeade. Cina, New York, Germania e infine Brasile, la magia vibra in questi luoghi, come se non fosse più qualcosa di recluso, circoscritto, ma che permea e plasma il tessuto stesso del mondo. I duelli tra maghi anche diventano più interessanti: se nei film precedenti il combattimento era un semplice lancio d’incantesimi l’uno contro l’altro, stavolta anche il mondo intorno ai personaggi diventa parte integrante dello scontro: la magia serve a lanciare sfere di cristallo, ad acchiappare tegami e a scagliarli addosso ai nemici, e così via.

Ma arriviamo alla domanda che tutti i fan si sono posti da quando è stato dato l’annuncio lo scorso anno: meglio Depp o Mikkelsen? Oggettivamente parlando, l’interpretazione del secondo è di gran lunga superiore. I modi di fare, di pensare e di agire assumono connotati più subdoli, più velenosi, più pungenti rispetto al Grindelwald di Depp. Ci troviamo davanti a un cattivo più affabile, più “scacchista”. Per quanto Jack Sparrow sia nei nostri cuori, il ruolo è cucito addosso proprio a Mikkelsen. La sua capacità di schernire il prossimo, insinuare il dubbio e ammaliare le folle, tipico di Grindwelwald, trova la sua traduzione nelle eccellenti capacità attoriali del nuovo arrivato in un cast già collaudato.

Nel complesso, il film riesce a “mettere una pezza” ai buchi di trama che avevano deluso le aspettative dei fan con il secondo capitolo della saga. Quasi nessuno si aspettava un risvolto positivo, eppure il film è molto godibile e, nel complesso, riesce a mettere le cose in ordine in attesa dei prossimi, probabilmente due, capitoli. Sappiamo infatti che lo scontro finale tra Silente e Grindelwald avverrà nel 1945, quindi “I segreti di Silente” ha quel qualcosa che permette di chiudere il cerchio della prima parte. Non ci resta che aspettare per saperne di più.

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