giovedì 14 aprile 2022

#Cinema&SerieTv: The Adam Project

Da qualche giorno è disponibile su NetflixThe Adam Project”, uno sci-fi sui viaggi temporali uscito quest’anno e diretto dal regista Shawn Levy che ha un cast d’eccezione, composto da Ryan Reynolds, Mark Ruffalo e Zoe Saldana, tutti e tre reduci dall’universo Marvel. Deadpool, Hulk e Gamora finalmente insieme.

Vediamo insieme la trama, cercando di non fare troppi spoiler e quali temi vengono affrontati.
È il 2050, quando il pilota Adam Reed (Ryan Reynolds) ruba un jet e compie un salto nel tempo per cercare informazioni sulla scomparsa della moglie Laura (Zoe Saldana). Anziché finire nel 2018, anno in cui la donna è misteriosamente scomparsa durante una missione, finisce nel 2022. Lì, Adam incontra il se stesso dodicenne (Walker Scobell), che sta cercando di superare il lutto per la morte del padre (Mark Ruffalo). Il pilota è finito nei giorni nostri con la navicella danneggiata e prima che possa ripararla, viene raggiunto da Maya Sorian (Catherine Keener), che cerca in tutti i modi di ucciderlo: la donna, infatti, sa che Adam è tornato indietro nel tempo anche per metter fine ai viaggi temporali e vuole impedirlo. Ce la farà il protagonista a ritornare nel suo tempo e a risolvere la situazione?

In questo sci-fi ritroviamo dei toni più leggeri rispetto ai soliti film sui viaggi nel tempo, con alcuni elementi che potrebbero fare un po’ storcere il naso agli amanti del genere. Però è indubbiamente un ottimo passatempo, senza troppe pretese, in grado di regalare qualche risata – Ryan Reynolds dopo “Free Guy” è entrato completamente nella parte dello spadaccino jedi e vedrete il motivo – e, perché no, anche qualche lacrima. “The Adam Project” riesce a toccare elementi molto delicati, come l’elaborazione del lutto e il non abbandonare il nostro “bambino interiore”.

Per quanto riguarda il primo punto, l’Adam giovane che nel 2022 ha dodici anni, cerca in tutti i modi di trovare il proprio equilibrio a un anno dalla morte del padre. Malgrado sia un nerd, si trova costantemente in mezzo a delle risse. Certo, la colpa è del bullo di turno, ma il piccolo non ha mai il coraggio di reagire. È ostile con la madre, al punto che la donna crede di essere odiata dal figlio. In realtà è il solo modo che Adam ha per dimostrare il proprio dolore, quasi vivendo con distacco il rapporto con la madre. L’Adam adulto, invece, ha un rapporto diverso con la donna, perché sa il dolore che ha provato quando l’ha persa. Malgrado siano passati anni, le mostra un punto di vista diverso, fatto di gesti mancati e parole non dette. In un modo o nell’altro, aggiunge, i figli tornano sempre dalle madri, anche i più reticenti, dando un senso al comportamento del dodicenne.

Per quanto riguarda il bambino interiore, i due Adam ci appaiono ai poli opposti della “scala sociale” americana: quello adulto è alto, muscoloso, sfrontato e carismatico, quello adolescente, invece, piccolo, mingherlino e nerd. È come se, nella crescita, il lato nerd avesse lasciato il posto a quello sportivo. E il dodicenne guarda con ammirazione come sarà nel futuro, anche se storce il naso per aver perso una sorta di “punti” nell’intelligenza. L’adulto, d’altro canto, vede nel piccolo tutta l’innocenza perduta, tutto ciò che è stato e che non sarà mai più. Vorrebbe avere ancora quella speranza per un futuro migliore ma lui, che il futuro lo ha già vissuto, sa quanti altri colpi dovrà incassare, quanta altra sofferenza dovrà provare prima di arrivare a essere quello che è diventato e non c’è nulla di “figo”, nulla da ammirare. Mentre quello adulto guarda con disprezzo i regali del padre, ha dimenticato che gli stessi erano tutto ciò che da piccolo agognava. Ha dimenticato tutto il bello, vedendo un futuro mandato in fumo dagli esperimenti dell’uomo che da piccolo tanto ammirava. In un certo senso, però, l’Adam adolescente gli ricorda che non c’è solo del marcio nell’altro. È quella bontà d’animo che contraddistingue il dodicenne che dimostra sullo schermo una chimica spettacolare con la controparte adulta. Reynold e Scobell funzionano molto bene insieme, tanto da mostrare bene l’evoluzione del personaggio.

"The Adam Project", come dicevamo, non ha chissà quale pretesa di essere un film sensazionale, ma se si ha voglia di passare circa un’oretta e mezza a vedere combattimenti con armi tecnologiche, battutine pungenti e un cast d’eccezione, sa il fatto suo. Non mancano i riferimenti al mondo della Disney, dove ancora una volta sembra che Reynolds si ritrovi a brandire una spada laser, anche se dall’aspetto – ancora una volta – caricaturale. Lo aveva fatto sul finire del film “Free Guys” e lo fa ancora una volta in questo film. Che sia diventato un amante del genere?

Comunque, vi consigliamo di vedere questo film, non perché sia il prossimo candidato ai premi Oscar, ma perché di Ryan Reynold non ne avremmo mai abbastanza.

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