sabato 20 maggio 2023

#Cinema&SerieTv: Chupa - Recensione

Uno dei pregi che va riconosciuto a Netflix è, sicuramente, quello di avere la grande capacità di scavare nell’immaginario per poter trattare di folklore all’interno delle sue storie. La stessa cosa ha fatto con il film arrivato sulla sua piattaforma lo scorso 7 aprile. Con “Chupa” ci addentriamo all’interno della cultura messicana e diviene possibile avere un Chupacabra come animale domestico. La pellicola è diretta da Jonás Cuarón, il figlio del celebre regista Alfonso Cuarón e di certo lontano dall’orrore, ma è proprio un film per famiglie.

Al centro della storia, dunque, troviamo una storia fatta di crescita e di ricerca identitaria. Un ragazzino che parte per trovare la propria famiglia d’origine, così da potersi ricongiungere con tutta una serie di usi e costumi che neanche conosceva. Lui è un discendente messicano, ma vive ha da sempre vissuto in America e ha un po’ rinnegato le sue origini per evitare le prese in giro da parte dei suoi compagni. Una volta arrivato in terra straniera sarà costretto a confrontarsi con una lingua che gli è ignota oltre che con tutte quelle storie che non aveva avuto modo di sentire narrate. Il periodo di vacanza verrà trascorso insieme al nonno paterno, un ex Lucha Libre, e i sue due cugini.

Attraverso Chupa, quindi, ci muoviamo tra Luchadores e bestioline mitologiche che ben presto entreranno a far parte della famiglia. Quando, infatti, un cucciolo di Chupacabra entrerà nella stalla di famiglia, dissanguando qualche capretta, loro saranno pronti a dargli un tetto in grado di coprirlo da chi gli dà la caccia.

Questo film per ragazzi racchiude in sé tematiche assai importanti: dal legame con i propri familiari all’importanza che le radici hanno durante la fase di crescita. Sapere chi si è, chi si è stati, da dove si proviene è essenziale per poter riuscire a trovare il proprio spazio nel mondo a discapito di qualsivoglia presa in giro. Il contatto con la famiglia paterna, di fatti, permette al nostro giovane protagonista di riappropriarsi di una cultura che per lungo tempo aveva rinnegato. L’incontro con il nonno gli permetterà di conoscere un po’ meglio suo padre, da anni scomparso, così da poter guarire quella ferita lasciata dalla sua assenza. Elemento che lo accomuna al piccolo di chupacabra, visto che l’animaletto è stato allontanato dalla propria famiglia per colpa dei bracconieri che gli danno la caccia.

La CGI non è sempre performante, causa il budget assegnato a questa pellicola, ma poco importa all’interno dell’organicità del racconto. Al contrario, la narrazione riesce a intenerire il pubblico lasciando un dolce messaggio. Poco importa se qualcosa a livello visivo non funziona se la storia riesce a essere intensa e originale. È pur vero che la storia richiama un po’ la scia di E.T., nonostante siamo ben lontani delle caratteristiche che hanno reso cult il lavoro di Spielberg. Il rapporto che si crea tra il protagonista e il suo animaletto, dunque, diviene la chiave balsamo per tutte le ferite provate fino a quell’istante.

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