lunedì 23 ottobre 2023

#Musica: Tre Fiammiferi

Una delle incredibili fortune della nostra vita è poter vedere film e/o serie tv, leggere libri e ascoltare singoli/dischi in anteprima.

Questa volta, però, a mandarci il brano di cui parleremo è l’artista stesso, su Whatsapp; è importante specificare la piattaforma dove è avvenuta la condivisione perché significa che il suo ascolto non era confinato solo al lavoro, all’idea di scriverci qualcosa o preparare un’intervista, ma è stato una vera e propria finestra sui sentimenti e sull’anima di un neo amico. La storia che abbiamo ascoltato dalle sue parole e dalla sua musica e ci ha dato conferma del fatto che è davvero un’anima rara.

Tre fiammiferi” è il brano che Marco Profeta ha fatto uscire il 6 ottobre e se ve ne parliamo ora è perché abbiamo dovuto attendere che le emozioni cessassero di prendere il sopravvento sulla razionalità. Perché, diciamolo, scrivere tra le lacrime è alquanto complicato. Comunque non crediamo di esserci riusciti.

Al solito, le immagini che vi descriviamo sono un nostro punto di vista, quindi ogni considerazione è frutto di ciò che la canzone ha suscitato in noi.

Imparerò da te
a fidarmi dei pensieri anche quando sono stanchi
e lo farò perché
ci raccontano di attimi che volano tra il cuore e le ferite.
quasi a difenderle.

Racconterò di te
di quella luce che vuoi spegnere facendoti sembrare tutto tranne te
che sai illuminare stanze vuote in autunno col tuo sorriso
che gioca con le foglie gialle e amare di metà ottobre.

Avete presente quando si attraversa un periodo complicato, quando il dolore pervade il tutto facendoci sentire stanchi, vuoti, giù e stiamo così male da decidere deliberatamente di affidarci in piena totalità a ogni sensazione negativa? È sicuramente più facile gettare le armi e abbracciare il blu della disperazione, invece di metterci in piedi su gambe traballanti e andare incontro a una speranza che ha in sé il gusto dell’amore, spronandoci così al ritorno alla vita.


Ecco, proprio perché è un periodo che nella vita tocca a tutti, noi vi auguriamo di cuore di trovare persone che sappiano dirvi “Hey, stai camminando al buio e ti ricordo che quella persona non sei più tu”, proprio come fa Marco nella seconda strofa.

Partiamo dalla seconda per arrivare all’estrema sensibilità della prima, perché nelle sue parole non c’è il giudizio di chi vive in quel modo, ma una chiara visione che tale comportamento deriva da un forte dolore, probabilmente improvviso. Forse chi ha davanti non ha ancora il coraggio di guarire le ferite sanguinanti, forse non sa neanche di averle, fatto sta che è solo un modo per proteggerle, perché a volte rendersi vulnerabili, se non siamo pronti a esserlo, può farci morire.

Se adesso è buio e
non vedi luce e
ci penso io…

Accenderò tre fiammiferi
il primo per guardarti andare via dai tuoi lividi
il secondo per mostrarti che tra tempo e dolore
esiste un posto dove puoi davvero abbracciarla
e sentire quanto è in te.

Da subito, nella mente di chi sta scrivendo questo articolo, al ritornello è apparsa l’immagine di due donne: una anziana e una più giovane che pur volendosi avvicinare con tutte loro stesse l’una all’altra, per un qualche misterioso motivo non ci riescono e ogni passo nella stessa direzione le fa allontanare.

Il rapporto madre-figlia di sicuro non è facile, così come non lo è qualsiasi rapporto, ma Marco ci dà due strade, due consigli, per arrivare al punto di incontro: il primo è prendere coscienza di ciò che non va, il secondo è trovare il modo per stare meglio.

Non possiamo, infatti, superare i nostri traumi o le nostre problematiche se prima non li vediamo chiaramente per quello che sono. “Non si può guarire una pianta curando le foglie, bisogna andare alle radici del problema”, allo stesso modo troviamo che la risoluzione di tutto stia dentro di noi. L’esterno – rappresentato da amici, famigliari o professionisti – può darci una mano accendendo dei fiammiferi, ma siamo noi a doverci guardare.

Imparerò da te
il sorriso di una mamma che nasconde la distanza
e lo farò perché
è la forza con cui riesci a rifiorire sempre dalle radici
come orchidee.

[…]

Accenderò tre fiammiferi
ma il terzo vorrei proprio lo tenessi sui tuoi limiti
accendilo se il buio ti sovrasta il cuore
a far vedere i colori della pioggia quando incontra il sole.

Se prima avevamo un dubbio, ora arriva quasi una conferma. Al solito, vogliamo parlare di rapporti in generale perché sappiamo quanto il potere delle canzoni sia universale.

Ogni ferita del nostro passato, se adeguatamente compresa e curata, diventa il punto di forza del nostro presente. Più volte abbiamo parlato di bullismo, tradimenti, manipolazione… ma tutto ciò è servito a renderci più consapevoli di noi stessi ed è un aiuto che mettiamo a disposizione degli altri.

È come una specie di processo alchemico, in cui il male preso dalla vita si trasforma nel dono, il bene, da dare agli altri. Noi siamo il mezzo per poter evolvere in meglio, dando agli altri esempi di empatia, sostegno, fiducia e amore. Certo, nessuno qui sta dicendo sia facile, anzi.

Anticamente l’arcobaleno simboleggiava il ponte tra terreno e divino, ma noi possiamo vederlo ancora come passaggio tra una condizione di tristezza (pioggia) che porta alla gioia del sole.

Come già detto a Marco Profeta, siamo immensamente contenti sia uscito questo brano, perché può essere un’ancora per chiunque stia nel mezzo della tempesta e non ha idea di come muoversi.

Nessun commento:

Posta un commento