giovedì 19 ottobre 2023

#Racconti: Quel preciso momento

Avete presente quelle serie tv comedy americane dove i protagonisti si radunano sempre nel loro luogo preferito? Solitamente per noi italiani non funziona così, preferiamo di gran lunga vederci nelle piazze, nei bar all’aperto o nei parchi.

Per il gruppo di amici che andremo a vedere, però, è diverso. Fin da liceo sono soliti vedersi al pub sotto casa e raccontarsi le loro novità.

Marco, Marisa, Leonardo, Ascanio e Cristina. Ora sulla soglia dei quaranta, le loro coca-cola sono diventate birre, le relazioni sentimentali che scarseggiavano si sono tramutate nell’assenza di denaro e piano piano l’incredibile fiducia nel volere il domani ha lasciato il posto all’ansia dell’avvenire.

Eppure allo scoccare delle sei di sera, quando le signore raggiungono le chiese per la messa crepuscolare, loro sono al solito tavolino, l’unico davvero pulito dall’ormai anziana Patrizia, proprietaria dell’unico Irish Pub del quartiere che per loro ha un trattamento tutti di favore.  
 
Non c’è mai un primo o un secondo ad arrivare, non perché giungano tutti allo stesso momento, ma perché non tengono conto di queste cose. Potrebbe essere stato Leonardo, che sgranocchia le noccioline con la seconda birra bionda gia metà, o Ascanio assieme a Marco, intenti però a fumare una sigaretta dopo l’altra all’angolo fuori al locale per non infastidire i presunti clienti non fumatori nel caso dovessero entrare. O ancora Marisa e Cristina, che stanno parlando amabilmente con Patrizia mentre tengono in mano un succo d’arancia la prima e un calice di vino bianco la seconda.
A un certo punto, come il richiamo della campanella che segnava la fine dell’intervallo, prendono tutti posto. ognuno ha la sua sedia lasciata vuota raramente, in quelle poche occasioni in cui non si sono parlati a seguito di un litigio.
«Siete rimasti gli unici a fumare.» Cristina è spazientita, proprio non sopporta l’odore di sigaretta proveniente da Ascanio che le si siede accanto. Non si sente molto, l’aria fuori è abbastanza fredda da cancellarlo, ma forse in lei è rimasto del fastidio che provava quando stavano insieme, ormai una vita fa.
Ascanio non le risponde, ordina due birre medie per lui e Marco e intanto butta un occhio al biliardino ancora vuoto. Spera che le chiacchiere non durino a lungo, e che gli adolescenti, nuovi potenziali clienti fissi, abbiano abbastanza impegni scolastici da non scendere. Lui ha bisogno della sua rivincita.

Leonardo, leggermente sovrappeso dopo aver chiuso il matrimonio di quasi due anni ed essere tornato alle coccole della madre, sposta il contenitore svuotato dalle noccioline che Patrizia è celere a riempire nuovamente, portando anche un vassoio di patatine e stuzzichini vari, oltre all
’ordine ricevuto qualche minnuto prima.
Leonardo manda giù un lungo sorso di birra, sfoderando quello che a detta di tutti è il rutto migliore degli ultimi cinque anni.

«Con lui però non fai la schizzignosa.» Ascanio redarguisce Cristina con il suo accento romanesco marcato, perché dopotutto proprio non gli va giù di essere stato ripreso.
«Cosa vuoi che ti dica? Sono abituata, e poi guardalo: sta già a pezzi, non voglio togliergli l’unica gioia che ha.» Vorrebbe guardare l’amico tanto a pezzi, eppure non riesce a togliere gli occhi di dosso ad Ascanio, chissà perché.
«Che ti ha detto l’avvocato?» si intromette Marisa, sinceramente preoccupata, più per se stessa che da quando è in dolce attesa ha già visionato un centinaio di probabili scenari in cui lei potrà perdere tutto ciò che ha. Meglio capire a cosa potrebbe andare incontro, nel caso Simone la lasciasse.
«Che sto nella merda.»
«Ma è stata lei a tradirti.»
«Già e a quanto pare io a dirle di lasciare il lavoro.»
«Tu l’hai sostenuta. È stata una sua idea.»
«Sì, beh, vedremo cosa dirà il giudice, donna, quando saprà che lei lo ha deciso per darmi dei figli e da quel momento me la sono fatta così sotto che rientravo ogni sera dopo cena. Si chiama in un modo che vuol dire: marito stronzo che viene meno ai suoi doveri coniugali, qualcosa del genere.»
«Non puoi davvero incolparti per questo.»
Leonardo alza le braccia, in un modo che vuol dire solo: “Eppure lo faccio”.
«Beh, almeno hai un lavoro.» Fa Marisa mentre sospira.
«Ancora niente?»
«Mi chiedo cosa direbbe la giudice di Leonardo sapendo che il mio ex datore di lavoro è sparito dopo avermi scoperta incinta, neanche fosse lui il padre, e che ogni nuovo possibile colloquio ha già la risposta negativa appena mi presento.»
«Ma la pancia si vede appena.» fa Cristina, sinceramente.
«Già, ma a quanto pare non la mia età e la fede al dito, i due grandi deterrenti. Ho come un allarme in faccia: donna sposata in procinto di essere madre.»

«Dove credete siano nati tutti i nostri problemi?» domanda criptico Marco, ma il silenzio degli amici gli fa capire che nessuno ha compreso la domanda. «Sì, insomma. Fino a ieri eravamo felici, pieni di sogni. Poi abbiamo cominciato a lavorare “solo per mettere da parte un po’ di soldi, e sai, fare poi quello che vogliamo” ma i mesi sono diventati anni e ora non abbiamo più il coraggio di prendere e mollare tutto.»
«L’Italia non è l’America, lì puoi reinventarti. Qui sei come sei per sempre. Nasci in un modo e ci muori. Per esempio: lavoro da cinque anni in questo ufficio, chi mai mi prenderebbe a fare altro? Dov’è la mia esperienza in altro?»
«Boh, io le vedo tutte cazzate.» Fa Cristina, forse solo per il gusto di andare contro ad Ascanio. «Tu ami il tuo lavoro, non avresti neanche motivo di volerlo cambiare. Ma guardate me, per esempio: con un po’ di volontà sono passata da cartelle, numeri, tacchi scomodi a insegnante di pianoforte per bambini. Direi che è un bel cambiamento.»
«Tu non fai testo. Sei parte attiva del quartiere da quando sei nata, dovessi urlare in piazza che ora sei diventata medico, tutti andrebbero a farsi curare da te.»
«Ed è un male?»
«Sì, se non hai una laurea in medicina.» I due ex amanti si guardano, ridendo.
«Pur volendo, io potrei reinventarmi tra sei anni, quando questo fagiolino inizierà la prima elementare.»
«Sempre se non ci sarà fagiolino numero due.»
«O sempre se tuo marito non ti manterrà per volere del tribunale.»
Cristina e Marco lanciano delle patatine contro Leonardo, dandogli dello “stronzo” in coro.

«Se poteste tornare indietro, cos’è che non rifareste?»

Cristina e Ascanio si guardano di sfuggita, ma nessuno si accorge di quello che hanno detto i loro occhi, troppo impegnati a cercare la loro risposta.
«Non mi sposerei.»
«Avresti potuto dire che avresti iniziato a tornare prima a casa.»
«Già, beh...» nessuno continua la frase, tutti sanno che i due non si amavano più già dopo sei mesi di fidanzamento e l’orario del rientro non era il vero problema di coppia.

Ognuno di loro è ora preso dai morsi della propria coscienza: quello spaventoso momento in cui ci si accorge che si è proseguito sulla stessa strada solo per paura dell’ignoto.
Finiscono l’aperitivo con poche altre parole e calorosi saluti. Da quella serata in poi tutti avranno diversi impegni e sarà per loro difficile continuare a vedersi.    

Chi ti conosce da sempre sa quando è stato l’istante preciso in cui hai mancato l’opportunità di cambiare ed è terribile vederlo riflesso nel momento della rivelazione. Così Ascanio e Cristina si daranno da fare per cercare il proprio partner di vita, Marisa avrà sempre più cose da fare in casa, sapete, per il bambino. Leonardo e Marco si vedranno ancora, per qualche mese, finché il primo non diventerà uno spettacolo troppo deprimente per il secondo che deciso a non fare la stessa vita, cambierà prima quartiere, poi città.

E così, distanti ma uniti da qualche post sui social e da un gruppo silenziato su Whatsapp, tutti e cinque cercheranno di fare del loro meglio per dimenticare un
’intera vita passata insieme.

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