sabato 25 dicembre 2021

#Musica: Una storia natalizia

Il periodo di Natale porta con sé numerose prescrizioni di ordine morale e comportamentale, modi di agire che vengono introiettati nei prodotti culturali (come cinema e canzoni).

Numerose storie raccontano del Natale come tempo di redenzione, come opportunità per diventare versioni migliori di noi stessi. Ecco, oggi vorremmo parlare di una storia che invece muove i propri passi in tutt’altre direzioni.

Abbiamo già trattato qui di un brano che demistifica il Natale criticandone la matrice consumistica, ma oggi ne analizzeremo uno che racconta una storia natalizia al di fuori dei canoni aspettati.
The Zen Circus - Canzone di Natale

Prima di addentrarci nel contenuto del testo, per un’analisi panottica descriverei la composizione. La “Canzone di Natale” esibisce una melodia che effettivamente trasporta al periodo natalizio. Chiudendo gli occhi, ai primi secondi di strumentale ci si può immaginare davanti a un camino acceso mentre fuori nevica, oppure a una tranquilla cena di famiglia. Ed è proprio con l’immagine della cena di famiglia che si aprirà il brano. Il ritmo è lento e tranquillo, e gli strumenti prevalenti sono le chitarre (elettrica e acustica), anche se non mancano il basso e il pianoforte. Quest’ultimo contribuisce fin dall’inizio a creare un’atmosfera emotiva, che si intensifica con l’intervento della chitarra acustica. In alcuni momenti della canzone è anche possibile notare delle campanelle natalizie danno ritmo al brano.

Il testo della canzone invece presenta dei contenuti crudi e grotteschi, che sembrano stridere con la strumentale e con la stessa intonazione della voce del cantante. Come già accennato, il testo si apre presentando una cena di Natale con i parenti. L’atmosfera è festosa e spensierata, ma il protagonista, ormai dipendente dall’abuso di droga, inizia a sentire una crisi d’astinenza:

“Da quanto mi son fatto
ho venduto pure il mio motorino nuovo.
Sono a secco, ‘sto Natale.
Dio, fa che non stia così male”

Il pensiero della sostanza diventa da subito invadente per il protagonista, tanto voler abbandonare il pranzo per andare a reperire la sostanza stupefacente.

“Fra il secondo primo e il primo secondo
mi alzo e chiamo il tipo, che sennò sprofondo.
Si chiama Abdul il mio babbo natale,
con le Nike di renna nuove”

L’elemento del grottesco si fa strada tra un realismo triste e disincantato, narrando il Natale dal punto di vista di un tossicodipendente.

Il ritornello stesso trasmette un forte senso di bisogno e disperazione. Un bisogno a cui il tossicodipendente si arrende e che non è possibile razionalizzare. La necessità di trovare del denaro sufficiente per scappare e comprare il proprio “regalo”, diviene pervasivo.

“Fa che nonna mi abbia regalato i contanti,
e non il solito paio di guanti.
Mamma dice: 
non aspetti neanche il panettone,
dimmi dove te ne vai, coglione”

Il “miracolo del Natale” viene immaginato dal protagonista come uno sconto da parte dello spacciatore. D’altronde “a Natale si si è tutti più buoni”.

“Dietro alla stazione al solito pilone,
Tunisi mi aspetta fra un paio d’ore.
Un po’ di sconto me lo farà,
lui che è il boss del Natale s.p.a.”

Nell’ultima parte della canzone, è presente una chiamata telefonica tra il protagonista e lo spacciatore. La chiamata enfatizza l’effetto tragicomico dell’intero brano:

- Pronto?
- Eh… ciao Abdul, sono io.
- Ciao, bello.
[…]
- io c’ho venti euro.
- E allora niente: o mi dai soldi tutti, o niente.
- Aspetta, aspetta, senti io c’ho un paio di guanti nuovi e c’hanno sempre l’etichetta […] e poi ti fanno comodo a te con questo freddo, sei africano.
- Ma che cazzo vuoi? Dammi i soldi: ci vuole trenta euro almeno
- Dai, Abdul, per stavolta ti porto venti e i guanti. Dai, è Natale!
- A me importa un cazzo a me di Natale, io musulmano
[…]
- E dai, cazzo, Abdul sto male!
- E se stai male vai a ospedale!

Il brano dunque, mantenendo ritmo e intonazione tipici delle canzoni di Natale, racconta una storia verosimile, parlando di un argomento dal contenuto atipico per il genere.

Il brano parte da un clima disteso iniziale, per poi degenerare e spingerci verso la compassione del tossicodipendente. Tuttavia l’elemento di compassione si trasforma gradualmente in ilarità verso la sventura vissuta dal protagonista.

Non manca l’elemento riflessivo: la canzone permette di prendere consapevolezza sia sulla realtà delle dipendenze, sia su punti di vista alternativi riguardo al Natale, due argomenti diametralmente distanti che si intersecano in questo brano. L’idea del Natale come festa idealizzata, non è vera per tutti: vi sono individui che possono attribuire alla festività significati inaspettati, e altri che non sono in grado di godersela. Non tutti riescono a trascorrere il Natale come un giorno di festeggiamento, specialmente le categorie che vivono ai margini della società, come chi soffre di tossicodipendenza.



[Info]
Il racconto è stato scritto da Gianluca Boncaldo!
Se siete interessati a conoscerlo, ci lasciamo i suoi contatti: Facebook e Wordpress.

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