martedì 28 dicembre 2021

#MustToWatch: Patch Adams

Correva l'anno 2017 e  chi sta scrivendo questo articolo era in terzo superiore: indirizzo, Servizi Socio-Sanitari, materia, Metodologie Operative. Per la prima volta si è imbattuta in "Patch Adams".
Chiediamo venia a tutte le persone che non hanno idea di quale differenza ci sia tra socio-sanitario, scienze umane e psico-pedagogico e ancor meno hanno idea di che materia sia metodologie operative, anche perché nel corso degli anni abbiamo fatto fatica anche noi a tracciare un confine e dare definizioni a tutte queste cose: basti pensare che (non ce ne voglia la nostra meravigliosa professoressa) la materia sopracitata l'abbiamo descritta per cinque anni come "un misto tra diritto, psicologia e anatomia".

Ai fini della riuscita di questo articolo, comunque, non è importante avere in testa tutte queste nozioni, sebbene ci rendiamo conto che possa aiutare a capire il perché siamo così affezionate a certi argomenti e, soprattutto, a certe opere.
Il film, diretto da Tom Shadyac, prodotto dalla Universal Pictures e uscito nel 1998, è l'autobiografia parziale della vita del medico e attivista Hunter Doherty "Patch" Adams.
Non sappiamo bene per quale motivo questo nome non sia conosciuto da tutti e in tutto il mondo, ma per farvi capire: l'ormai settantaseienne dottore è l'inventore della clownterapia, ancor meglio conosciuta come "terapia del sorriso".

Eppure, per arrivare a diventare quello che è oggi - ovvero una terapia a tutti gli effetti che ha plasmato la modalità di approccio dei medici nei confronti dei pazienti nella medicina odierna -, di strada se n'è fatta e questo film, sebbene sia solo una semi-biografia, racconta a parer nostro in modo più che chiaro le difficoltà e gli ostacoli che si incontrano durante il cammino per fare la rivoluzione.
Robin Williams e Hunter Doherty
Diciamo "a parer nostro" non solo perché ovviamente ogni recensione postata su questo blog è puramente frutto della nostra soggettività, ma lo diciamo anche perché in realtà non solo la critica stroncò completamente in film - nonostante l'ottimo incasso al botteghino e nonostante la nomination agli Oscar e le due nomination ai Golden Globes del 1999 -, ma anche perché lo stesso Patch Adams arrivò a dire di odiare il film e lo ritenne fin troppo sdolcinato.
Di Robin Williams, interprete del dottore, disse (durante il convegno tenutosi il 3 Maggio 2010 alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università RomaTre): "Williams, per fare me, anche in modo opinabile, ha guadagnato ventuno milioni di dollari. Se fosse stato un po’ più simile al vero me, quei soldi li
avrebbe dati all’ospedale che cerchiamo di costruire da quarant'anni. Da lui non sono arrivati nemmeno dieci dollari
".

In una società in cui il paziente era semplicemente il numero della sua cartella clinica e la sua malattia, in cui i medici non si ricordavano nemmeno il cognome dell'essere umano che avevano di fronte e nella maggior parte dei casi quest'ultimo nemmeno veniva guardato in faccia, Hunter Doherty ha fatto qualcosa di impensabile e scandaloso, ma che ha rivoluzionato per sempre il modo di fare medicina, e l'ha fatto con la cosa più semplice - e sì, anche banale - di tutte: un sorriso. Un sorriso che poi diventa una risata, e una risata che viene trasmessa a un paziente, e poi a un altro, e a un altro ancora...
Hunter Doherty
E attenzione, quando parliamo di "malattia", nel caso di Patch Adams parliamo spesso e volentieri  di "malattia terminale".
Sapete quanto è difficile par ridere di gusto una persona che sa di dover morire - nella maggior parte dei casi - prima del suo tempo? Noi, per esperienze lavorative e personali, lo sappiamo bene.
Per questo, nonostante la pellicola edulcolori moltissimo certi aspetti, a noi non importa; ogni volta che la guardiamo rimaniamo sempre incantati da quel medico stravagante e bizzarro che non ha paura di rendersi ridicolo e di far sognare i pazienti che ha di fronte, per farli vivere meglio, ma soprattutto per farli morire meglio.
E la morte è come la fine di un libro: se finisce male, rovina anche la storia più meravigliosa.

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