mercoledì 24 novembre 2021

#Arte: Can't Help Myself

"L'arte non può toccare veramente la gente a livello emotivo, ma ti pare? Non è possibile che una tela, una scultura o un'installazione riescano a entrare nel cuore di qualcuno ed emozionare così profondamente."
Ci è stato detto così tante volte che non siamo nemmeno più in grado di ricordarci quante. Ma  in molti hanno avuto la presunzione e l'arroganza di permettersi di pronunciare queste parole. Scusateci se siamo subito così dure, ma sentirsi ripetere sempre la solita solfa dopo un po' stanca, e tra l'altro gli assolutismi ci stanno a dir poco antipatici.
Insomma, ma se noi (o chiunque altro) vogliamo emozionarci di più per dei tagli su una tela invece che per un dipinto di Tiziano saranno problemi nostri? Non credete sia un po' troppo andare a mettere bocca sull'emotività degli altri?
È quello che è successo recentemente per "I Can't Help Myself" (letteralmente "non riesco ad aiutarmi").
Sui social in questo ultimo periodo se ne sta parlando largamente (crediamo sia perché ogni tot qualcosa deve pur andare virale), ma questa installazione, i cui creatori sono i due artisti cinesi Sun Yuan (classe 1972) e Peng Yu (classe 1974), esiste già da qualche anno.
Di fatto, l'opera che potete vedere nella foto sovrastante è semplicemente un braccio robotico, posto al centro di una stanza e collegato a un perno che fa muovere il braccio con movimenti calcolati per contenere il liquido a terra, che sembra sangue ma non è altro che olio idraulico.
È stata presentata per la prima volta al Guggenheim Museum di New York nel 2016, nella mostra "Tales of Our Time" ed è stata successivamente una delle tante opere "ospiti" presenti alla Biennale di Venezia del 2019.

Il cambiamento subito in soli tre anni è stato notevole e impressionante. Se inizialmente - come vi abbiamo accennato - i movimenti del braccio meccanico erano calcolati ma veloci e scattanti e l'installazione stessa era pulita, nel 2019 quel che è stato presentato alla Biennale è stato tutt'altro; il robot era arrugginito e sporco, e i movimenti erano divenuti molto più irrequieti, impazienti, quasi senza sosta, ma allo stesso tempo lenti e stanchi.
Se l'opera in sé aveva già da subito appassionato moltissime persone, l'impatto che questo cambiamento ha avuto sulle persone è stato comprensibilmente enorme.
Chiamiamola emotività, chiamiamolo sentimentalismo, chiamiamola empatia o voglia di identificazione, ma il braccio robotico ha fatto affezionare innumerevoli persone in giro per il mondo, e il motivo è molto semplice: anche se è fondamentalmente un ammasso di ferraglia, sembra umano.
Sembra umano perché sono passati degli anni, lui ha continuato il suo lavoro di contenimento dell'olio idraulico (necessario per il suo funzionamento), ed è diventato stanco. E questo non lo diciamo solo noi di 4Muses o tutte le persone in preda all'emotività, ma si vede.
È evidente sia stanco: è un macchinario che da anni fa lo stesso movimento, ed è naturale che un macchinario si stanchi e si arrugginisca. E noi non siamo affatto diversi, non siamo affatto meno stanchi, o meno arrugginiti.
Facendo sempre la stessa cosa, vivendo sempre le stesse situazioni, provando a risanare per anni e anni delle situazioni o delle ferite o semplicemente provando a rimanere in vita (come fa "I Can't Help Myself"), anche noi ci appesantiamo, anche noi iniziamo a perdere colpi, indipendentemente dall'età e dalla forma fisica.
È un robot, ma dire che "è solo una ferraglia, dovreste spostare la vostra attenzione su forme d'arte degne di essere chiamate tali" non è solo riduttivo, ma anche da persone un po' ottuse.
Ricordatevi sempre che il bello è negli occhi di chi guarda, e che la nostra emotività non sarà mai uguale alla vostra.
Grazie al cielo.

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