lunedì 15 novembre 2021

#Pensieri: Libertà di scelta

Anche se sto scrivendo nella categoria Pensieri, ho comunque deciso di utilizzare il plurale. Quello che andrò a scrivere, infatti, è un pensiero comune a noi quattro e siamo sicure che anche se inizialmente potremmo sembrare dure, vi ritroverete d’accordo con queste parole.

La donna è libera di fare ciò che vuole. E fin qui non dovrebbero esserci problemi. Ma perché, allora, nascono le discussioni quando facciamo notare, per esempio, che Lady Diana non ha mai amato Carlo, bensì il ruolo che un giorno avrebbe ricoperto?

Non è ora il momento di approfondire il discorso Diana-Carlo, - se volete siamo ben liete di farlo in un altro articolo o per video su TikTok, o perché no, dedicando un’intera puntata di Apollo Station su Radio Sapienza proprio a questo - ma perché, le donne soprattutto, non accettano il fatto che un’altra donna è libera di scegliere ciò che vuole dalla vita?

 Femminismo
/fem·mi·nì·ṣmo/
sostantivo maschile
Storicamente, il movimento diretto a conquistare per la donna la parità dei diritti nei rapporti civili, economici, giuridici, politici e sociali rispetto all'uomo.

Da una nostra storia Instagram di qualche tempo fa: “Forse le donne di inizio Novecento non avrebbero dovuto convincere gli uomini sulla parità di genere, forse avrebbero dovuto convincere le altre donne”. E crediamo fermamente a queste parole.

Per carità, non stiamo dicendo che tutti gli uomini accettino le scelte femminili, ma non lo fanno neanche tutte le donne. Sapete molto bene che anche le donne possono far del male, anche le donne possono essere carnefici e fare violenza sugli uomini. Non ci piove, abbiamo già scritto a riguardo. Oggi ci vogliamo soffermare su: la donna può decidere di sposarsi anche se non ama.

È libera di farlo e non per questo va giudicata. Stiamo imparando ad accettare che una donna può scegliere di non avere figli, di avere solo la carriera o di restare a casa a badare alla famiglia. Su questo siamo d’accordo. E allora perché non accettare il fatto che una donna può scegliere un matrimonio solo ed esclusivamente per status sociale?

Perché bisogna sminuirla come arrivista, manipolatrice, spietata? Solitamente in questi matrimoni combinati entrambe le parti sono ben consapevoli che non c’è amore, quindi? Cosa cambia alla nostra vita? Possiamo ovviamente dire: “Io non lo farei mai”, ok, quindi? Siamo davvero convinti che alla gente interessi la nostra opinione? La coppia ha per caso chiesto il nostro parere?

Quando utilizziamo le parole stesse di Diana, che in età matura ammise di essere stata innamorata non di Carlo, ma del ruolo di regina, perché dovremmo sminuirla? Al contrario, la reputiamo uno dei nostri personaggi storici preferiti proprio perché è riuscita in ciò che voleva, e - mio parere personale - dal momento del fidanzamento alla rottura del matrimonio si è comportata più da regina lei che Elisabetta II.

Siamo davvero noi che la stiamo sminuendo, o chi la vuole continuare a dipingere come una donna vittima, affranta dal dolore? Perché ci ostiniamo a vedere la donna come una figura che non sa ciò che vuole? Costretta in un ruolo che le fa male per sindrome da crocerossina verso i figli o il marito? Non è il caso di finirla? Di ammettere che molte donne hanno una facciata e non vogliono cambiare per status sociale?

Noi crediamo che sia proprio il ruolo di vittima dalla società affibbiato, a sminuirle. E sinceramente non vediamo il male che fanno agli altri se continuano un matrimonio solo per la sicurezza di un’entrata economica o appartenenza a un’élite. Diana è ovviamente solo un esempio, ma ci sono tantissime altre donne giudicate, sminuite, derise, criticate, solo perché decidono per la loro vita.

Non sarà che dietro alla malignità si cela l’invidia? Non sarà che molte delle donne orgogliose di alzarsi alle sei del mattino per andare a lavorare sentono il bisogno di scrivere il loro parere per una sorta di: “Io ho fatto questa scelta, di cui mi pento quotidianamente, ma mento a me stessa e per confermare che ho fatto bene scrivo un bel commento su come io sia una donna completa perché lavoro. Meglio ancora se ho pure una famiglia! Ora sì che sono completa”. Ve la raccontate. Se stiamo davvero bene con noi stesse non sentiamo il bisogno di dire: “Si fa così”. Va bene se stiamo tra amici, a spettegolare o chiacchierare del più o del meno, ma in altri contesti no.

Chiediamoci anche il perché sentiamo l’impulso di difendere una donna da certe parole che vediamo come accuse, perché pensiamo che una “mantenuta” sia un’offesa.
Vedete, a inizio Novecento le donne non dicevano alle altre donne come comportarsi. Aspiravano alla libertà di comportarsi come volevano, senza giudizi. Una libertà che ancora non abbiamo conquistato anche per colpa delle donne stesse. Non sarà che molte di noi pensano di essere di larghe vedute, ma ancora vivono schiave di una morale maschilista?

È la mente a partorire un’idea, non l’organo sessuale. Anche avere una vagina può far di noi una persona maschilista. Donne e uomini devono accettare l’idea che ogni individuo su questo pianeta è libero, e se vuole sposarsi con qualcuno per titoli o conto in banca, è libero di farlo. Senza giudizi.
In più, piccolo consiglio: accettando gli altri, accettate in realtà voi stessi e fate crollare i limiti che avete.  

“La vita che avrai non sarà mai distante dall'amore che dai.”

-Ermal Meta 

Quando giudichi le scelte degli altri, stai giudicando le tue scelte sbagliate. Pace e amore.

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