giovedì 25 novembre 2021

#Pensieri: L'arte dell'autocritica

2017
"Anche meno Silviè"
È quello che ho scritto sotto a un post di Instagram in cui veniva chiesto di scrivere tre parole che avremmo voluto dire al "noi stessi" di diciotto anni.

"Anche meno" è una di quelle cose che molto spesso si dice scherzando, ma io ero serissima e mi sono immaginata davvero di dirlo - a brutto muso e anche piuttosto arrabbiata - alla me di diciotto anni.
Ma anche di diciassette. E di sedici. E di quindici.
Vabbè avete capito, dalla metà dei miei quattordici anni (circa) fino ai miei quasi vent'anni è stato tutto un "anche meno Silviè".

In molti mi direbbero che sono troppo dura con me stessa, ma la realtà è che è necessario ogni tanto essere un po' realisti, senza quegli stupidi giudizi che ci piace dare fin troppo spesso su quanto una cosa può essere "troppo" o "troppo poco".
Tra tutti i giudizi, "troppo" e "troppo poco" sono i due che sopporto di meno.
Non perché una cosa non possa esserlo (troppo o troppo poco), ma perché nella mia esperienza, ogni volta che in passato ho apertamente provato ad alzare qualche critica - anche oggettiva - nei miei confronti, mi sono sempre sentita dire di essere troppo dura con me stessa. Nessuna spiegazione sul perché secondo gli altri fossi troppo dura con me stessa, semplicemente mi veniva detto di esserlo. Punto.
Sapete a cosa mi ha portato questo? Mi ha portato a non provarci nemmeno per sbaglio ad alzare qualsiasi tipo di critica nei miei confronti.
E sapete invece questo a cosa mi ha portato? Questo mi ha portato a essere una persona convinta che tutte le mie azioni fossero giuste, che tutti i miei pensieri fossero indiscutibili.

"Mi dispiace, ma io so io, e voi non siete un cazzo" diceva il Marchese del Grillo lavandosene le mani e guardando le persone andare in galera per una cosa a cui anche lui aveva preso parte, e gettando un occhio alla me del 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019 posso dire che - anche se siamo un po' tutti il Marchese del Grillo sotto diversi punti di vista -, in quegli anni ho proprio superato me stessa.
Non scenderò nei dettagli dello schifo che ho fatto, né con quante persone, e non scenderò nei dettagli della mia personalità: vi basterà sapere che ero un incrocio tra una fuckgirl, quella ragazza che non parla praticamente con nessuno se non con le sue due amiche perché presa in giro da tutti (avete presente le protagoniste di tutte le fanfiction trash di Wattpad? Ecco, esatto) e una completa mean girl all'interno del mio gruppo di amici e conoscenti. So che è una descrizione un po' confusa, ma mettendo insieme le tre cose dovreste riuscire a capire qualcosa, forse.
Quello di cui voglio parlare, però, è di quanto danno può fare la totale mancanza di autocritica, e di quanto sia difficile dopo rimediare, e non rimediare ai danni fatti al nostro esterno, quanto a quelli al nostro interno.

Sì perché quando ho iniziato ad acquisire l'arte di fare autocritica ho iniziato anche un velocissimo processo di autodistruzione.
E grazie tante, ci terrei a dire; secondo la teoria che tutto nell'universo deve essere bilanciato e in ordine, se non l'ho mai fatto, come e perché a oggi dovrei essere una persona che sa quando si sta autoflagellando e quando invece no? È impossibile, siamo tutti d'accordo quando dico che è impossibile.
Ma grazie tante anche perché, oggettivamente, a me, chi mai me l'ha insegnata la differenza tra una critica costruttiva e un insulto? Nessuno, ve l'ho detto; sono sempre stata la bambina da proteggere a tutti i costi perché stava soffrendo e sulla base di ciò, ogni volta che ci provavo con tutta questa storia dell'autocritica, venivo bloccata sul nascere.
Ho già accennato sul blog del mio processo di autodistruzione (in modo più o meno esplicito) e non c'è bisogno che continui a parlarne all'infinito, anche perché dopo un po' le cose diventano noiose.

Non so a cosa serve effettivamente questa pagina di diario, non so se farà sentire qualcuno meno solo o lo aiuterà in qualsiasi altro modo, però (visto che sto sinceramente cercando di lavorare sulla mia via di mezzo) credo che questo sia il mio impacciatissimo modo di provare a fare autocritica, senza autoflagellarmi o vittimizzarmi per quello che sono stata, ma senza nemmeno distaccarmi troppo da quello che provo.
Magari tra qualche mese o tra qualche anno rileggerò questo articolo e riderò, o magari storcerò il naso, però per il momento questa è una mia prima prova personale.
L'ho superata? Onestamente non lo so, è da quasi ottocento parole che provo a dirvi che non sono capace a capire determinate cose.

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