sabato 27 novembre 2021

#SullaStrada: Trieste

In questi giorni una delle città più chiacchierate d’Italia è stata senza dubbio Trieste. Sappiamo che in molti si sono chiesti: “Ma cosa c’è a Trieste, oltre all’ormai noto porto? Che storia ha questa città?” Beh, eccoci qui a dirvelo. Ammettiamo che sono passati anni dal nostro ultimo viaggio nel Friuli-Venezia Giulia, quindi se qualche abitante dei dintorni vuole aggiungere qualcosa, non esiti a scriverci! 

La zona abitata di Trieste è popolata fin dal Neolitico, per poi svilupparsi nell’Età del bronzo - II millennio a.C. - la Cultura dei castellieri, un gruppo etnico la cui origine non è ben definita, sappiamo solo che furono uomini provenienti dal mare. Successivamente il X secolo a.C sul Carso erano presenti gli Istri, che si presuppone vennero poi a contatto (fra il X e il IX secolo a.C.) con gli antichi Veneti. Pare che proprio quest’ultimi abbiano eretto l’antica Trieste, nel luogo dove ora sorge il moderno centro storico. Da loro deriva il nome della città, dal venetico “Tergeste”. “Terg” voleva dire “mercato”, mentre “-este” era un suffisso tipico dei toponimi venetici.

È storicamente accertato, comunque, che in epoca Romana Tergeste fu un accampamento (castrum) dove risiedevano le truppe dell’esercito Romano. Grazie a questo e alla sua collocazione geografica, per Trieste comincia a essere fondamentale il suo porto militare. Tra il 221 a.C. e il 177 a.C. Trieste divenne a tutti gli effetti una città Romana, fino a quando nel 7 d.C. entrò a far parte della Regio X Venetia et Histria, una delle regioni con cui Augusto divise l’Italia. I resti della Trieste Romana sono ancora visibili nella parte bassa del colle di San Giusto. Altri resti Romani ancora visibili sono: l’Arco di Riccardo (la porta meridionale delle mura innalzate da Ottaviano Augusto) circa del 33 a.C., il foro e il teatro.

Dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, Trieste andò in declino, diventando un piccolo villaggio di pescatori. Stette sotto l’Impero bizantino fino al 788, quando poi venne occupata dai Franchi. Nel 948 la diocesi di Trieste ottenne il potere temporale sul proprio territorio, che dominò fino al 1295. Da Libero Comune, per tre secoli, Trieste passò a controlli alternati da parte de: la Repubblica di Venezia, la contea di Gorizia e il Patriarcato di Aquileia. La viticoltura era un’attività fondamentale per la città fin dal Medioevo. Il borgo era circondato da vigneti, tanto che un suo territorio, oggi quartiere, Prosecco, ha dato il nome al vino famoso in tutto il mondo.

Per volere di Carlo VI d’Austria (1719) venne istituito il porto franco. Con la successione sul trono di sua figlia Maria Teresa d’Austria (1740), Trieste divenne uno dei porti principali dell’Europa, e il più importante dell’Impero austriaco. Nel 1755 fu aperta la Borsa Valori; tra il 1758 e il 1769 venne eretto un forte a difesa del molo. Nel 1764 si instituì il Palazzo della Luogotenenza e il primo cantiere navale di Trieste, col nome “squero di San Nicolò”. È sempre di quegli anni il quartiere Borgo Teresiano, dedicato maggiormente agli immigrati istriani, veneti, dalmati, friulani, sloveni, dell’Europa continentale e balcanica. 

“Gli abitanti usano tre diverse lingue: l’italiano, il tergestino e lo sloveno. La particolare lingua triestina, usata dalle persone semplici, non viene capita dagli italiani; molti abitanti in città e tutti quelli del circondario parlano sloveno”

- conte Nikolaus Graf von Hamilton

Napoleone riuscì a occupare Trieste per ben tre volte: per due mesi dal marzo 1797, da dicembre 1805 a marzo 1806, e dal 17 maggio 1809 all’8 novembre 1813. Nonostante l’apparente brevità dell’occupazione francese, a Trieste si diffuse una forte identità nazionale italiana. La città tornò in mano agli Asburgo nel 1813, dove continuò a crescere. L’apertura della ferrovia, nel 1857, la collegò direttamente a Vienna. A fine Ottocento divenne capoluogo di Land della regione del Litorale austriaco, essendo una delle città più importanti dell’Impero austro-ungarico assieme a Vienna, Budapest e Praga.

Insieme a Trento, l’irredentismo italiano (movimento italiano che aspirava all’unità d’Italia) trovò qui il maggior centro d’attivismo. All’annessione della Lombardia allo Stato italiano (1859), il governo austriaco cercò di instaurare una coscienza nazionale slovena, tentando di far cadere in disuso la lingua italiana. Dopo la terza guerra d’indipendenza italiana (1866) anche il Veneto entrò a far parte del Regno d’Italia, e per questo motivo nel Consiglio dei ministri austriaco del 12 novembre 1866, Francesco Giuseppe I d’Austria descrisse il suo progetto volto alla germanizzazione o alla slavizzazione delle aree dell’Impero. Il suo intento era quello di eliminare del tutto l’etnia italiana.

La popolazione, però, non accettò di buon grado la proposta, tanto che iniziarono le manifestazioni per includere l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole. Anche se inizialmente pacifiche, tali manifestazioni finirono nella violenza, con scontri anche mortali per le strade. Ancora oggi vengono ricordati i nomi dei caduti: lo studente Rodolfo Parisi, i due operai Francesco Sussa e Niccolò Zecchia.

Il 14 febbraio 1902 il governatore di Trieste Leopold von Goess proclamò lo stato d’assedio e la legge marziale. Nonostante ciò, i gruppi irredentisti continuarono a scendere in piazza e il tutto si concluse con oltre duecento persone ferite e quattordici uccise. Nel 1909 il governatore austriaco Konrad zu Hohenlohe-Schillingsfürst vietò la lingua italiana in tutti gli edifici pubblici. Nel 1913 gli italiani erano del tutto estromessi dalle amministrazioni comunali e dalle aziende municipalizzate. Nonostante nel 1910 il 51,83% della popolazione era italofono, gli italiani erano considerati stranieri a tutti gli effetti.

Nel 1914 centoventotto triestini rifiutarono di arruolarsi -e successivamente di combattere- per l’Impero austro-ungarico durante la Prima Guerra Mondiale. Un anno dopo, con l’entrata dell’Italia, gli stessi andarono volontari a combattere con l’Esercito italiano. Quando nel 1918 l’Italia uscì vittoriosa dal conflitto, il Regio Esercito italiano, capitanato da Carlo Petitti di Roreto, arrivò a Trieste dichiarando l’occupazione. Passò ufficialmente all’Italia nel 1920, con il Trattato di Rapallo. Alcuni mesi prima del novembre 1920, si fondarono le prime Squadre volontarie di difesa cittadina, comandate dall’ufficiale Ettore Benvenuti. Queste squadre erano tutte di stampo fascista, e nell’estate dello stesso anno, cominciarono altri scontri cittadini tra italiani e croati-sloveni.

Con il fascismo al potere, a Trieste e nel Venezia Giulia, cominciò la “snazionalizzazione” delle minoranze chiamate allogene. Dopodiché i cognomi slavi cominciarono a divenire italiani, e nel 1929 ogni scuola pubblica di ordine e grado non poteva più insegnare lo sloveno e il tedesco. Poco dopo venne chiusa ogni scuola, circolo culturale e stampa della comunità slovena. Negli anni ’30 fu eretto il Palazzo dell’Università e il Faro della Vittoria. Quest’ultimo fu scena di un attentato da parte del TIGR (organizzazione terroristica che si batteva contro l’italianizzazione di sloveni e croati) gruppo che provocò un altro attentato alla redazione de “Il Popolo di Trieste”, causando la morte dello stenografo Guido Neri. Gli accusati vennero processati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Tra le condanne: la pena di morte per fucilazione per quattro di loro, dodici vennero puniti con il carcere con pene di due anni, sei mesi e trent’anni.

Questo odio tra italiani e sloveni venne accentuato durante la Seconda Guerra Mondiale, dove migliaia di innocenti slavi persero la vita nei campi di concentramento italiani. Nel settembre del 1943 la città venne occupata dalla Germania nazista. La Risiera di San Sabba -oggi Monumento Nazionale e museo- divenne un campo di prigionia e sterminio per ebrei, detenuti politici, slavi ma anche partigiani italiani. Quest’ultimi aumentarono di numero dopo l’occupazione, e i loro nomi sono ancora oggi visibili sui monumenti della città. 

“A Trieste gli jugoslavi stanno usando tutte le familiari tattiche di terrore. Ogni italiano di una qualche importanza viene arrestato. Gli Jugoslavi hanno assunto un controllo completo e stanno attuando la coscrizione degli italiani per il lavoro forzato, rilevando le banche e altre proprietà di valore e requisendo cereali e altre vettovaglia in grande quantità.”

-Memorandum stilato dal dipartimento di Stato USA, 8 maggio 1945


Il 10 febbraio 1947, con il Trattato di Parigi, Trieste divenne città autonoma In tutti gli edifici pubblici sventolarono vicine le bandiere jugoslava e italiana, con una stella rossa al centro. Questa, però, era solo una facciata perché nella realtà la popolazione era ben divisa. La città venne divisa nella zona A (Trieste, Gorizia, Caporetto, Tarvisio, Pola) con amministrazione alleata, e nella zona B (Istria, Fiume, Isole del Quarnaro)  con amministrazione della Repubblica Federale di Jugoslavia.
Il 26 ottobre 1954, con il Memorandum di Londra, la zona A passò all'amministrazione italiana, rendendo Trieste ufficialmente italiana. Il 16 febbraio 1963 venne formata la regione Friuli-Venezia Giulia, con Trieste come capoluogo.

Il 10 novembre 1975, con il Trattato di Osimo, Italia e Jugoslavia si sono entrambe impegnate a mettere fine a ogni rivendicazione sui due paesi. 

Se ci sono stati errori, o qualcosa di incompleto, non esitate a farcelo sapere!

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