sabato 20 novembre 2021

#Libri: Parigi senza ritorno

Avete presente la web-serie Ritals? Quella in cui Svevo e Federico raccontano la Francia dal punto di vista di due italiani? Insomma, quella che fa notare tutte le differenze tra i due paesi che storicamente e culturalmente non si amano proprio tanto? Ecco, noi quattro siamo tra le poche fortunate al mondo ad aver letto “Parigi senza ritorno” di Svevo Moltrasio, ma soprattutto ad avere il libro firmato, con dedica, dallo stesso autore e dalla sua compagna, Giulia Bolatti.

Quando abbiamo scritto la recensione eravamo convinte che il libro fosse andato perduto per sempre. E invece, no, ci sarà una ristampa! Ecco perché ora ce la prenderemo con quei pochissimi che non hanno mai visto la web-serie, fatelo ora.

Premessa: noi adoriamo Svevo. Quindi questo non sarà assolutamente un articolo obiettivo, serio, critico. Leggerete qualcosa assolutamente di parte che speriamo possa far trasparire la genialità di Moltrasio. 

“Se cercate una lettura che esalti le meraviglie di Parigi, la sua bellezza ed eleganza, la raffinatezza dei francesi e l’efficienza dei Paesi del Nord, avete sbagliato libro e interlocutore.
Perché ai francesi che, increduli, mi domandano: «Ma come, Parigi non è la città più bella del mondo?» io rispondo senza esitazione: «’Sto cazzo».”

Tutti noi abbiamo quell’amico che: “Ho vissuto tot mesi a - qualsiasi città al mondo - e vi assicuro che è proprio ciò che fa per me! È meravigliosa, è perfetta, non ho trovato un difetto nei luoghi e nella gente. Non come - mettere città di provenienza -.” Ecco, Svevo distrugge in sole duecentoquattro pagine questo atteggiamento, passateci il termine, arrogante e ignorante.

Attenzione: se non avete quell’amico, siete voi l’amico.
Quando scegliamo Londra, Parigi, Berlino, o New York è inevitabile fare i paragoni con quella che è stata la nostra vita precedente, e - ovviamente - le città straniere hanno la meglio. Perché?  

“Il fatto è che il mio cervello, come capita di frequente a tutti noi, aveva operato una selezione degli avvenimenti, conservando solo quelli che avvaloravano la mia tesi sull’impeccabilità di Parigi e dei parigini, accantonando invece quelli che potevano contraddirla.”

Nella realtà dei fatti la nostra mente tende a escludere ogni visione che possa contraddire quelle che sono le sue tesi, fatte nel corso delle esperienze. Anche la persona più oggettiva tra noi adopera questo filtro, probabilmente però consapevolmente. Ora aggiungetevi il fatto che, spesso quando ci si trasferisce all’estero, si vuole scappare da una realtà che non ci piace. Che sia la ricerca di un lavoro, il fare nuove esperienze, o andare via da luoghi quotidiani divenuti noiosi, ogni volta che lasciamo la nostra città, stiamo scappando da quello che qui non riusciamo ad affrontare. È anche ovvio che il nostro cervello, per proteggerci dall’eventualità di aver fatto una sciocchezza, perché raga, fuggire aumenta solo il nostro problema interiore, ci dica: “Eh, però vivere a città X è tutt’altra storia.

Svevo ha passato sulla sua pelle il passaggio da: “ragazzo innamorato che andava a Parigi per ricongiungersi con la dolce metà”, a: “cittadino parigino a tutti gli effetti”. Beh, le differenze sono state notate. Perché ciò che ci tiene a ricordarci - e noi siamo assolutamente d’accordo - è che possiamo dire di aver capito una città solo ed esclusivamente quando non esistono biglietti di ritorno, - se non per le vacanze - quando si pagano le tasse a un altro stato che non sia l’Italia, quando si compra una casa di proprietà in un paese straniero. Insomma, quando quella diventa la nostra città, la nostra quotidianità. Non bastano mesi, stiamo parlando di anni.

Improvvisamente l’idillio d’amore incondizionato con la quale la Ville Lumière incanta il mondo, ci viene mostrato per quello che è in realtà: una sorta di lavaggio del cervello sui francesi in primis, sul resto del mondo poi. La convinzione che non esista nulla di meglio di Parigi e ciò che è made in France. Moda, cibo, vino, amicizie, lavoro, lingua, quartieri… la bellezza esclusiva appartiene solo a Parigi. 

Svevo smonta questo scenario fittizio presentandoci una città grigia, fredda, asettica, sporca nel suo interno. Con strade pulite ma cortili interni che straboccano di immondizia. Con monumenti esaltati da giochi di luce, solo perché il Sole da loro è evento raro. Palazzi di una bellezza ottocentesca che al loro interno celano bagni rigorosamente senza finestra. 

E se siete l’amico di cui parlavamo sopra, e al momento state storcendo il naso bofonchiando qualche parola in francese, sappiate che in tutto ciò traspare il grande bene che in fondo, in fondo, in fondo, in fondo… Svevo ha per i suoi concittadini d'oltralpe.

Fino a ‘na certa, perché è comunque tornato a Roma. Anche perché, citando le sue parole: “Sempre forza Roma”, regà.

Comunque, così come le puntate di Ritals, Svevo ha un modo di descrivere tipico del regista. Ogni scrittore sceglie dove condurti con la mente, ma le immagini che dà Svevo sono nette, nun se pò scappà! Attenzione a leggerlo nei luoghi pubblici, perché a noi è capitato di ridere veramente di gusto, soprattutto per le relazioni nate grazie a Tinder.

Ci teniamo a concludere l’articolo con una frase celebre che nel 1965 ha suggellato il gemellaggio tra la capitale francese e quella italiana:  

“Solo Parigi è degna di Roma e solo Roma è degna di Parigi”. 

Così nun s’offenne nessuno.

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