sabato 6 novembre 2021

#Anime: Miyo - Un amore felino

Come avrete ben capito, noi di 4Muses siamo affascinate dal cercare cosa si cela dietro qualcosa che magari è sotto gli occhi di tutti. Spulciando Netflix, ci siamo imbattute in un “film anime”, chiamato “Miyo – Un amore felino” (il cui titolo originale tradotto sarebbe “Volendo piangere, fingo di essere un gatto”), uscito nel 2020 e diretto da Jun'ichi Satō (regista anche delle varie stagioni di Sailor Moon, Doremi, Romeo x Juliet, Neo Genesis Evangelion e molto altro), mentre la trama è stata scritta da Mari Okada (che si era occupata già di Ano Hana).

La storia segue le vicende di Miyo Sasaki, una ragazzina di quattordici anni follemente innamorata del suo compagno di classe, Kento Hinode. Una sera, Miyo incontra un misterioso gatto che le dà in dono una maschera, in grado di renderla un gatto. Sfruttando a proprio vantaggio la situazione, la ragazzina usa la metamorfosi per avvicinarsi a Hinode e tutto va per il meglio, al punto che lui si convince che quel micio sia la reincarnazione del suo amato cane Taro, passato recentemente a miglior vita. Le cose vanno come sperato, o almeno Miyo crede sia così, perché in realtà più tempo la ragazza passa sotto forma di gatto, più la metamorfosi diventerà permanente.

Quella che a prima vista sembra una semplice storia d’amore tra due ragazzini, in realtà cela qualcosa di più oscuro e profondo. Tralasciando per un attimo il lato “magico” della faccenda, veniamo a sapere della travagliata storia di Miyo. Alla separazione dei genitori, quando lei andava ancora alle elementari, la madre non ha voluto saperne nulla della figlia fino al giorno in cui inizia l’anime, diversi anni dopo. Per tanto tempo è stata isolata, emarginata e trattata come “diversa” perché sua madre non la voleva nella propria vita, Miyo ha subito le angherie dei propri compagni di classe, fino a quando non ha cominciato a capire che certa gente andava semplicemente ignorata. Per anni vive con il padre e con la nuova matrigna, Kaoru, una donna molto più amorevole della madre naturale e genuinamente intenzionata a creare un rapporto con la giovane, anche se si avverte per tutto il film un certo distacco, dato che Miyo le dà sempre del “lei”. La giovane è una ragazza frizzante, esuberante, sempre con il sorriso sulle labbra e, quando la matrigna prova a chiederle del motivo per cui tende sempre a nascondersi dietro quella maschera di felicità, il suo castello di carte crolla, rivelando tutte le ferite emotive del suo animo, prima di scappare via.

Miyo, come dicevamo, è una ragazza dai modi di fare “eccessivi”, tanto da apparire a tratti fastidiosa, incapace di relazionarsi con il prossimo se non per mezzo di eccessi. Per interagire con il suo innamorato, ad esempio, non fa che salutarlo quasi in tono canzonatorio, per poi completare il tutto con un poderoso colpo d’anca, mettendolo costantemente a disagio. Nei suoi riguardi, inoltre, è molto protettiva, tanto da difenderlo dai chi gli parla male alle spalle.

Kento, dal canto suo, si sente schiacciato dalla sua famiglia. Vive con sua madre, sua sorella e suo nonno, che gestisce un forno per la ceramica. Tutte le responsabilità della famiglia gravano su di lui, tanto che la madre afferma, senza alcuna presa in giro, che sarà lui, Kento, a dover sfamare la sua famiglia, dato che ormai il padre era morto. Un peso non da poco per un quattordicenne. Inoltre è molto legato al forno del nonno, quindi gli sparisce letteralmente la terra sotto i piedi quando la famiglia lo informa che dovrà presto chiudere.

Kento e Miyo sono letteralmente schiacciati dalle loro situazioni famigliari, con il primo che sente il peso di una eredità importante e la seconda che si è sempre sentita non voluta, non amata, racchiudendosi costantemente in un bozzolo e mettendo su un sorriso spesso forzato. Schiacciata da una vita che non le piace e che non riesce a gestire, preferisce passare il tempo sotto forma di gatto tra le braccia del suo amato, sperando che quell’amore, un giorno, possa trovare anche la strada per una relazione tra due umani. Miyo, infatti, sembra eternamente sospesa tra realtà e fantasia: quando è in forma di felino e riceve le attenzioni di Kento, le vive come se in quel momento lei fosse umana, come se ogni carezza, ogni abbraccio e baci fosse riservata a lei, Miyo, non a Taro.

Nell’anime vengono affrontati diversi temi, come appunto quello del bullismo, difficoltà comunicative, peso delle aspettative, essere felici e disperata voglia di evasione, quest’ultima che si traduce con le metamorfosi di Miyo. Il pericolo di una trasformazione permanente spinge la protagonista a smettere di tenersi dentro quello che sente, iniziando a parlare apertamente anche con la madre, che sembra intenzionata a rivolerla con sé solo nel momento in cui scopre che la nuova compagna del padre abita a casa con Miyo, con Hinote e con Kaoru. Certo, la storia non brilla per originalità, ma ne vale la pena per come viene trattata la situazione della famiglia allargata, più che per il racconto dell’amore adolescenziale in sé.

E voi? L’avete visto?

Nessun commento:

Posta un commento