giovedì 18 novembre 2021

#Cinema&SerieTv: Ghostbusters Legacy - Recensione senza spoiler

Passare il testimone non è mai facile, soprattutto se lo si fa con qualcosa di così tanto popolare da essere conosciuto in quasi tutto l’Occidente. Ma l’eredità di Ghostbusters è troppo grande perché questa possa andar perduta, quindi quale modo migliore esiste per farla tornare in auge se non facendo un sequel?

Badate bene, un sequel!
Non un reamake al femminile che è pieno di ridondanze e risulta anche un po’ svilente nei confronti del ricordo che si può nutrire per una saga del genere.

E per fare un sequel servono le giuste combinazioni di nuovo e vecchio affinché non si tradisca la tradizione, ma si possano dare nuove coordinate a chi si sta approcciando alla storia per la prima volta. Scendiamo un po’ nel dettaglio per poter parlare al meglio di questa storia.

Non siamo a New York, al contrario di quanto avveniva nei due precedenti film; siamo a Summerville, un piccolo paesino nella quale la famiglia protagonista della storia si deve trasferire a causa delle loro indigenze economiche. Questo nucleo familiare è composto da Callie (Carrie Coon), la madre, e due i figli Phoebe (Mckenna Grace) e Trevor (Finn Wolfhard). I tre vanno a vivere all’interno di una fattoria, ormai disabitata, che è stata lasciata loro in eredità dal padre di Callie. Quella casa, però, ha la fama di esser maledetta in quanto dimora di un soggetto assai bizzarro; passando al suo fianco era possibile, infatti, sentire urla di tutti i tipi, ma diciamocela tutta, in realtà non è altro che una casa un po’ cigolante e scricchiolante che avrebbe solo bisogno di una messa apposto.
Tra le sue mura, sono però nascosti degli strani marchingegni tra cui anche la famigerata Ecto-1, auto con la quale gli acchiappafantasmi scendevano in scena negli anni ’80.
Un giorno, la più piccola del nucleo familiare decide di portare a scuola uno strano macchinario ritrovato all’interno delle assi sotto la poltrona del pavimento e grazie all’incontenibile entusiasmo che il suo insegnante (Paul Rudd) mostra nei riguardi di questo aggeggio, lei scopre che si tratta di una trappola per fantasmi ancora funzionante e anzi…contiene proprio uno spirito.
Da qui inizieranno le peripezie che coinvolgeranno tutti e quattro i personaggi sulla scena, ma anche l’intera comunità di Summerville.

La particolarità di questa pellicola è, in sostanza, il passaggio di testimone. Attraverso di esso, infatti, si passa letteralmente da una generazione all’altra cercando di usare una mitologia che era già nota ai più. Tornano, infatti, i mastri di chiavi, le divinità sumere dall’identità non-binaria che hanno voglia di esser adorate e di espandere il loro dominio dando vita agli omini di marshmallow. Viene dato, così, un nuovo capitolo alla magia dei fantasmi rispettando e non tradendo cosa c’era stato nel passato, ma al contrario creando un vero e proprio ponte comunicativo che avvicina le generazioni. Il nuovo comunica col vecchio esattamente come un nonno fa con i propri nipoti, facendo in modo che gli uni possano apprendere dagli altri, in uno scambio di somiglianze e di affetto.
Del resto chi ha prodotto e realizzato questa finalità non ha fatto altro che raccogliere la medesima eredità che è stata trasposta all’interno del film.
I Reitman si sono passati il testimone e hanno lavorato fianco a fianco nella costruzione di questa nuova storia. Padre e figlio alla direzione di una stessa narrazione omaggiano persino i vecchi interpreti e soprattutto omaggiano i ricordi che entrambi possiedono.

Difficilmente si può sbagliare se si ha come obiettivo il voler cercare di render omaggio a ciò che i nostri genitori hanno fatto prima di noi, per poi cercare di farlo un po’ più nostro. Ghostbuster, dunque, oltre a essere un meraviglioso franchisee cinematografico - e non solo - diviene quasi una vera e propria azienda di famiglia che si apre alla possibilità di raccontare altre parti di una grande e continua storia.

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