venerdì 14 gennaio 2022

#Cinema&SerieTv: Ragione e Sentimento - Recensione

Non ci chiedete che problema abbiamo con gli adattamenti dei romanzi, perché vi giuriamo che non ne abbiamo la più pallida idea; ci piace veder rappresentati i classici che tanto amiamo e "conoscere" i personaggi a cui si siamo tanto affezionate con il tempo.

Scritto dalla scrittrice britannica Jane Austen tra il 1795 e il 1810 e pubblicato anonimamente un anno dopo, "Ragione e Sentimento" venne ripubblicato in Italia con vari titoli: "Elinor e Marianne", "L'eterno contrasto", "Senno e sensibilità", "Sensibile amore", "Sensibilità e buon senso" sono solo alcuni di questi.
La pellicola, diretta da Ang Lee e prodotta da Lindsay Doran e Sydney Pollack esce nelle sale cinematografiche americane il 13 Dicembre 1995 e approda in Italia il 23 Febbraio 1996. Il riscontro è a dir poco positivo, tanto che - tra i tantissimi premi - la pellicola vincerà un Premio Oscar per "Miglior sceneggiatura non originale", consegnato a Emma Thompson e verrà nominato per le categorie "Miglior film", "Migliore attrice protagonista" (a Emma Thompson), "Miglior attrice non protagonista" (a Kate Winslet), "Migliori costumi" (a Jenny Beavan e John Bright), "Migliore fotografia" (a Michael Coulter) e "Miglior colonna sonora" (a Patrick Doyle), vincerà due Golden Globes per "Miglior film drammatico" e "Migliore sceneggiatura", consegnato sempre a Emma Thompson e verrà nominato per le categorie "Miglior regia" (ad Ang Lee), "Migliore attrice in un film drammatico", "Miglior attrice non protagonista " e "Miglior colonna sonora".

"-Tu non hai alcuna fiducia in me.
- Proprio tu mi rimproveri? Tu che non hai fiducia in nessuno?
- Non ho niente da raccontare.
- Neanch'io. Nessuna di noi ha qualcosa da raccontare. Io perché non ho niente da nascondere. Tu perché non hai niente da comunicare."
- conversazione tra Elinor e Marianne

Elinor Dashwood (Emma Thompson) e Marianne Dashwood (Kate Winslet), proprio così si chiamano le reincarnazioni della "ragione" e del "sentimento".
Impoverite dopo la morte del padre, le due - di diciannove e sedici anni e mezzo - vivono con la Signora Dashwood (Gemma Jones), seconda moglie del defunto padre e con la loro sorella minore, Margaret Dashwood (Emilie François).
A seguito di un passaggio di eredità, la loro tenuta passa a John Dashwood (James Fleet), figlio del primo matrimonio di Mr. Dashwood (Tom Wilkinson).
Sebbene John Dashwood abbia tutta l'intenzione di prendersi cura della matrigna e delle sorellastre, le quattro donne si ritroveranno comunque a essere trattate - per colpa della perfida moglie di John - come delle vere e proprie ospiti a casa loro, tanto che si ritroveranno a dover cercare presto una nuova abitazione.
Le varie vicende sentimentali che vedranno le due sorelle al centro del ciclone sono, a parer nostro, relativamente importanti; quel che è importante sono i due caratteri ben distinti delle due sorelle, completamente agli antipodi.

"Elinor, la maggiore delle sue figliole, il cui parere era stato tanto efficace, possedeva una forza d’animo e una perspicace intelligenza che facevano di lei, quantunque appena diciannovenne, la consigliera di sua madre. Le qualità di Marianne erano, sotto molti aspetti, del tutto uguali a quelle di Elinor.
Ella era acuta e intelligente, ma esagerata in tutto: i suoi dolori, le sue gioie, non conoscevano la moderazione [...] Nei periodi di letizia, non v'era carattere più allegro del suo, o più ricco di quella fiduciosa attesa della felicità che è la felicità stessa; ma nel dolore era del pari trascinata dall'immaginazione, e non conosceva conforto."

Più conoscerete Marianne ed Elinor, più non potrete non rivedervi almeno un po' in una delle due sorelle; Elinor è pratica nelle sue azioni ma soprattutto nelle sue emozioni, ponderata, totalmente votata al giusto e, appunto, alla ragione, mentre Marianne è drammatica in tutto, non conosce mezze misure, segue le sue emozioni, sensazioni e impulsi senza chiedersi se siano giusti o sbagliati.
Sebbene Elinor possa sembrare la sorella più matura, in realtà conoscendola si scoprirà solo una donna incastrata nei suoi preconcetti e nei suoi paletti mentali, incatenata, forse, nella paura di essere veramente felice.
Marianne d'altro canto, additata sempre come "quella infantile" e odiata a tratti tanto quanto Amy di Piccole Donne, non ha paura a far follie per amore, a sembrare pazza e talvolta a fare la pazza per le persone a cui tiene davvero, eppure ha disperatamente bisogno di quella ponderatezza che la sorella maggiore possiede, ma che a lei manca. La respinge, sì, ma in cuor suo sa di averne disperatamente bisogno.
Ecco perché un po' come succede nel romanzo e nel film di Piccole Donne, in realtà non esiste una "sorella migliore"... Elinor e Marianne si completano a vicenda e hanno bisogno l'una dell'altra per affrontare la vita, perché sono un po' come l'emisfero destro e sinistro del cervello: uno non può esistere senza l'altro.
La Ragione non può vivere senza il Sentimento.

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