martedì 25 gennaio 2022

#Arte: Ritratto frontale di Jeanne Hébuterne

Colli allungati, volti bidimensionali, occhi ovali e vitrei, spesso addirittura scuri e privi di pupilla, questi sono i particolari che contraddistinguono le opere di Amedeo Modigliani, pittore italiano nato a Livorno nel 1884 e morto a Parigi nel 1920.

Sebbene le sue opere siano quasi tutti ritratti femminili con lo sguardo spento, oggi ci concentriamo su quel quadro della sua produzione artistica che, insieme a un altro, ne è l’eccezione: “Ritratto frontale di Jeanne Hébuterne”. Si tratta di un olio su tela, realizzato nel 1919 in cui viene rappresentata il vero amore dell’artista livornese: l’omonima pittrice francese che fu per lui musa di diversi dipinti.

Rappresentata a mezzo busto, completamente rivolta verso lo spettatore, la donna del ritratto ha un sorriso dolce, le pennellate le danno una forza magnetica, uno sguardo in cui viene sottolineata la devozione dell’uomo nei confronti della sua musa. Nelle prime rappresentazioni della Hèbuterne, gli occhi vennero rappresentati come blu, ma in questa realizzazione possiamo vedere il colore marrone, quasi come se fosse una donna diversa, se non fosse riconoscibile dai tratta somatici rappresentati. Perché gli occhi sono, quindi, diversi dagli originali? 

Diciamo innanzitutto che Modigliani si rifiutava di rappresentare le pupille dei soggetti dei suoi quadri. In esse si cela l’anima e non poteva dipingere ciò che non conosceva. Sono davvero pochi i ritratti che hanno entrambe le pupille, infatti anche in un’opera dove rappresentò un suo amico solo un occhio era completo. La motivazione fu “Ti ho dipinto così perché con uno guardi il mondo, mentre con l’altro guardi dentro di te”. Con Hèbuterne, invece, a cui sono presente entrambe le pupille, probabilmente la rappresentazione degli occhi scuri si rifà al fatto che aveva finalmente raggiunto il suo scopo: conoscerne l’animo.

Per lui, l’artista francese rappresentava il suo ideale di bellezza, con la pelle perfetta e morbida, i capelli castani ondulati e i modi di fare delicati e dolci. Per i suoi lineamenti e il forte contrasto dell’incarnato chiaro con la chioma fluente, veniva soprannominata “noce di cocco”. Il loro fu un amore proibito, vista la grande differenza d’età fra i due (quattordici anni) e la vita dissoluta dell’italiano, fatta di droghe e abuso di alcol, quasi come se fosse un artista “maledetto” nei suoi modi di fare. La loro relazione venne considerata scandalosa, tanto che la famiglia ripudiò la giovane donna. Jeanne diede al compagno la più cieca devozione, sopportando in silenzio ogni tradimento e passando con lui una vita molto bohémien, seppur in parte fatta di stenti. 

Modigliani, però, era sempre stato cagionevole di salute e nel gennaio del 1920, cominciò a delirare e gli fu diagnosticata la meningite tubercolare. Il suo perdere la testa lo portò ad aggrapparsi con tutte le sue forze alla sua amata, incinta al nono mese del loro secondo figlio. Venne ricoverato prontamente all’Hòpital de la Charité e, in coma, fu circondato dai suoi amici e da una devastata Jeanne. Alla sua morte, sopravvenuta il 24 gennaio dello stesso anno, la francese non riuscì a sopravvivergli. Che volesse suicidarsi era stato chiaro sin dall’inizio, dato che subito dopo la morte del marito venne condotta in una stanza d’albergo, dove una cameriera trovò un rasoio sotto il cuscino. Trascinata a forza nella casa paterna, sfuggì al controllo del fratello e il 26 gennaio si gettò nel vuoto dalla finestra del quinto piano dell’appartamento, morendo sul colpo.

Questo amore malsano fu d’ispirazione a cantanti e scrittori.

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