sabato 8 gennaio 2022

#StorieRomane: Largo di Torre Argentina

Vi ricordate quando nell'articolo in cui abbiamo parlato del Pantheon, all'inizio abbiamo accennato che a parer nostro uno dei luoghi simbolo di Roma è proprio Largo di Torre Argentina?
Sappiamo che, per quanto meravigliosa, in realtà se si pensa ai simboli della Capitale, questa piazza non è proprio il primo che viene in mente.
Ma probabilmente nemmeno il terzo, o il quinto, o il settimo. Ma allora perché noi la riteniamo un luogo così centrale e importante?

E non parliamo solo delle rovine presenti, sia ben chiaro, ma anche dei negozi e negozietti, dei bar, dei gatti di quartiere (ci arriveremo, non preoccupatevi) dell'aria che si respira... è tutto un insieme di cose.
Ubicato nel pieno Centro Storico, nel rione Campo Marzio e a pochi passi dall'Altare della Patria, dal Teatro Marcello, da Campo de' Fiori, da Piazza Navona, dal sopracitato Pantheon e dalla Fontana di Trevi, in realtà Largo di Torre Argentina nel corso degli anni è divenuto importantissimo centro di passaggio di turisti e romani grazie alle numerose linee autobus e tram varie, facendo perdere in buona parte la sua importanza.

Fu nominata così dal vescovo tedesco Johannes Burckardt a seguito della costruzione della Torre Argentina ("Argentinensis" in latino), attuale Biblioteca e Museo teatrale del Burcardo (cognome italianizzato del vescovo, comunemente chiamato "Giovanni Bucardo") e se la piazza così come la vediamo oggi fu costruita nel periodo fascista - tra il 1926 e il 1929 - e parzialmente salvata in extremis da Benito Mussolini che interruppe personalmente la distruzione dei templi ma che non riuscì comunque a salvare altri edifici storici, in realtà le origini sono - come si può immaginare - ben più antiche. Lo sapevate, per esempio, che esattamente qui fu assassinato nelle Idi di Marzo - il 15 Marzo del 44 a.C. - l'Imperatore Giulio Cesare?

A oggi al centro della Piazza - conosciuta come "area sacra" possiamo riconoscere ben quattro templi di età repubblicana riconosciuti con le lettere dell'alfabeto A, B, C e D.
Il "tempio A", chiamato "Aedes Iuturnae" e dedicato alla ninfa delle fonti Iuno Curritis ("Giuturna" in italiano) è risalente al terzo secolo a.C. e fu costruito da Quinto Lutazio Catulo dopo la vittoria sui Cartaginesi. Successivamente durante il periodo Medievale fu costruita San Nicola de' Cesarini, abbattuta nel 1927 per far risorgere il luogo di culto; il "tempio B", chiamato "Aedes Fortunae Huiusce Diei" ("Tempio della Fortuna del Giorno Presente" in italiano) è risalente al secondo secolo a.C. e fu costruito da Quinto Lutazio Catulo (differente dal committente del "tempio A") dopo la vittoria di Vercelli sui Cimbri e Teutoni -conosciuta come "Battaglia dei Campi Raudii" -;
il "tempio C" - il più antico tra i quattro -, chiamato "Aedes Feroniae" è dedicato a Feronia (una delle dee della fertilità) e sia la sua data di costruzione che il suo committente sono incerti; il "tempio D" - il più grande dei quattro -, chiamato "Aedes Larum Permarinum" ("Tempio dei Lari Permarini" in italiano) è dedicato alle divinità protettrici dei naviganti e degli equipaggi romani, i Lari Permarini. È risalente al secondo secolo a.C. ma fu restaurato in epoca tardo-romana.
Alle spalle dei tempi B e C è possibile vedere un grande piedistallo in tufo: è la Curia di Pompeo, luogo occasionale di ritrovo per i senatori romani e luogo esatto in cui fu accoltellato Giulio Cesare.

Camminando per il perimetro delle rovine vi è la Torre del Papito - di origine medievale -, spostata dalla ormai inesistente Via dell'Olmo e appartenente all'Antipapa benedettino Anacleto II Pierleoni, scomunicato da Papa Innocenzo II e, annessa a essa un edificio - sempre di origine medievale - con delle colonne risalenti alla Casa dei Boccamazzi, di proprietà dei Cesarini e di Niccolò Boccamazzi.

"Tu quoque, Brute, fili mi!
(Anche tu, Bruto, figlio mio!)"
- ultime parole di Giulio Cesare

Parlando dell'area sacra, come non parlare anche dei suoi piccoli abitanti? Se Roma in generale pullula di colonie feline e, sempre quest'ultimi, nell'antichità venivano visti come simboli di libertà e venerati come vere e proprie divinità (esattamente come nell'Antico Egitto), proprio a Largo di Torre Argentina, attraverso delle scalette quasi invisibili all'occhio, si raggiunge il santuario dei gatti più conosciuto della Capitale, in cui decine - forse centinaia di gatti - vengono giornalmente presi sotto le cure delle proprietarie e successivamente adottati.
Qui, da decenni, a un numero indefinito di gatti viene data nuova dignità. Qui, che di gatti ne è pieno ogni angolo delle strade.

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