venerdì 21 gennaio 2022

#Arte: Fedra

Tempo fa avevamo già parlato di Alexandre Cabanel e della sua opera più conosciuta, “L’angelo caduto”, (Fallen Angel), in cui veniva rappresentato tutto il dolore e il desiderio di vendetta di un Lucifero appena cacciato dal Paradiso. Oggi parliamo un suo altro dipinto, stavolta rappresentante un personaggio appartenente alla mitologia greca, ovvero “Fedra”, che dà anche il nome al quadro. L’opera, datata 1880, venne esposta per la prima volta al Salon di Parigi, poi successivamente consegnata al Musée Fabre, a Montpellier, dove ancora oggi è conservata.

Narrata dal drammaturgo Euripide, Fedra era una regina ateniese, moglie di Teseo. Secondo il mito, la donna si innamorò di Ippolito, figlio che il marito aveva avuto da una precedente relazione con un’Amazzone. Lui la respinse, così la donna lo accusò di violenza sessuale e si uccise.

Nel quadro viene rappresentata la bella regina, distesa su di un fianco il cui corpo nudo è coperto solo in parte dal lenzuolo bianco. Il corpo pallido lascia che siano i capelli rossi a essere in risalto, intrecciati in maniera elegante, in contrapposizione con gli occhi segnati da delle profonde occhiaie. Lo sguardo è fisso, quasi duro, a sottolineare quanto lei sia determinata nelle sue azioni. Le labbra sono rappresentate come una linea sottile, come se se le stesse mordendo per l’amarezza del momento. La camera da letto, oltre che a essere riccamente rappresentata, come si addice a una regina, mette in risalto anche l’elmo, la spada e lo scudo del marito. Teseo, infatti, era il valoroso condottiero noto per aver ucciso il bandito Perifete, Scirone e tanti altri. Non da meno, va detto che fu anche colui che catturò il Toro di Maratona, (che aveva generato il Minotauro) ucciso poi da Eracle.

La donna non è sola nella stanza, ma al suo fianco ci sono due serve. Una è stesa ai piedi del letto, gli occhi chiusi in segno di profonda spossatezza. Ormai stanca e provata nel corpo e nell’anima, si abbandona alla scelta fatta dalla sua padrona. L’altra donna, invece, sembra ancora intenzionata a combattere: è infatti piegata in avanti, con le lacrime agli occhi, in segno di implorazione perché la sua signora abbandoni il proposito che si è prefissata. Tiene le mani intrecciate sopra il ginocchio, come a pregarla di continuare a vivere. Ma Fedra sembra irremovibile. Secondo una delle tante leggende circolate sul suo conto, infatti, sembra che la regina rimase tre giorni senza mangiare, prima di suicidarsi. Cabanel rappresenta magistralmente l’ultimo giorno della sua astinenza.

Si tratta di un olio su tela, i cui colori servono sì a mettere in risalto la ricchezza della stanza della regina, ma anche a sottolineare il suo pallore mortale. Inoltre l’alternare i colori chiari in primo piano con i colori scuri dello sfondo, serve a dare profondità all’opera. Eppure quest’opera, che giunse dopo un’altra sua famosa, “La nascita di Venere” (di cui parleremo in seguito), deluse non poco la critica. Gli venne contestato lo stile prettamente accademico, in cui l’artista cercò di eguagliare la bellezza della sua precedente opera solo per soddisfare il gusto del pubblico. La regina così rappresentata venne considerata troppo “apatica” e “piatta” se rapportata al lusso che la circondava.

In quel periodo, l’arte si stava spostando verso una visione progressista che andava contro lo stile accademico, motivo per cui Cabanel venne disprezzato dai critici anche dopo la sua morte. Ma con uno sguardo più moderno, possiamo vedere il quadro dell’artista come un essere proiettato in avanti, seppur mantenendo un appiglio al passato, il culmine della sua produzione artistica nonostante cerchi in tutti i modi di reggere il passo con un’arte in continua evoluzione. Può esser visto come un modo per rimanere in contatto con il mondo classico.

Quando venne esposta al Salon parigino nel 1880, il dipinto riportava una citazione del dramma di Euripide:

Consumata dal dolore dell'amore, Fedra si è chiusa nel suo palazzo. Un velo delicato le copre il capo. Questo è il terzo giorno in cui non ha cibo perché è intenta a porre fine alla sua miserabile esistenza.”

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