mercoledì 26 gennaio 2022

#Cinema&SerieTv: Brazen

Il catalogo di Netflix è sempre ben fornito e difficilmente non troviamo qualcosa adatto a noi. Tra i consigliati della piattaforma, spicca “Brazen”, un film di un’ora e mezza (circa) che ha come protagonista Alyssa Milano. Ve la ricordate la piccola Phoebe di "Streghe", no? Bene, dalla magia è passata al poliziesco, anche se il film pecca di credibilità, ma andiamo con ordine.

Nel film conosciamo Grace Miller (Alyssa Milano), una famosa scrittrice di gialli che dopo la presentazione del suo ultimo libro viene chiamata dalla sorella, Kathleen, e invitata a raggiungerla. Le due non si vedono da diversi anni, ma la scrittrice sa della passata dipendenza dai farmaci dell’altra e la lotta per l’affidamento del piccolo Kevin, dopo il divorzio dal marito. Nel frattempo, Grace conosce Ed (Sam Page), un detective della squadra omicidi, suo vicino di casa. Durante un loro appuntamento, Kathleen viene uccisa ed è la sorella a scoprire il corpo. Non solo, la donna viene anche a conoscenza della doppia vita dell’altra (di giorno una professoressa di teatro, la sera veste i panni della dominatrice). La scrittrice decide quindi di dare una mano alla polizia per catturare l’assassino.

La trama è basilare e scontata. Scopriamo che è l’assassino sin da subito, tanto è telefonata la cosa. Il film, dicevamo, pecca di ingenuità. Non c’è alcun colpo di scena, nessun momento di suspance, ma cosa maggiore è che manca la credibilità. Quando leggiamo un libro poliziesco, un thriller o un giallo in generale fatto bene, tutto collabora perché la storia risulti quanto più reale possibile. Abbiamo parlato dei libri di Rocca e lì tutto è costruito in modo che il racconto funzioni. In Brazen no.

Il personaggio di Grace manca di personalità, manca di carattere e solo un accenno di faccia tosta le permette di collaborare alle indagini. Le sue referenze? Aver scritto dei gialli e avere una mezza relazione con il detective. Le intuizioni, poi, della protagonista sono anche più brillanti di chi fa quello di mestiere. Arriva lei alle conclusioni che fanno muovere il caso, sottolineando l’incompetenza della polizia, che ha bisogno di una scrittrice per pensare ai moventi, ai possibili colpevoli e, soprattutto, negli interrogatori. Alyssa Milano interpreta una donna che riesce dove tutti gli altri falliscono, in grado di far parlare anche chi è traumatizzato, di cavare di bocca le confessioni da tutti.

I personaggi non hanno alcuno spessore, sono privi di personalità, ma si muovono sulla scena come dei robot. Neanche la protagonista, Grace, ha il minimo approfondimento. Agisce per il semplice scopo di arrivare a scoprire l’assassino della sorella. Non ha debolezze, solo punti di forza che cerca di portare sulla scena, ma senza riuscirci. Tutti pendono dalle sue labbra, il che non fa che creare un personaggio che vince perché deve vincere.

Il caso, comunque, che non ha sconvolto in nessun modo Grace, che ha trovato il corpo senza vita della sorella, serve a costruire la storia d’amore tra la scrittrice e il detective, un’attrazione che si attiva nel giro di poche scene. Con tanto di confessione “Se ti dovesse succedere qualcosa, io perderei la testa”. Un po’ melodrammatico, ma per la finzione cinematografica potrebbe anche starci.

Ovviamente se avete voglia di vedere un film non troppo impegnativo e con il solo scopo di tenere compagnia mentre fate altro, “Brazen” fa al caso vostro, anche se a noi non è piaciuto particolarmente.

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