sabato 1 gennaio 2022

#Pensieri: Il significato di aiutare

Questo articolo è scritto in prima persona perché è nella categoria Pensieri, ma vi garantisco che il contenuto è condiviso da tutte e quattro. Lo sapete, in Pensieri scriviamo un po’ come se fosse una sorta di diario segreto, e oggi sto qui per sfogarmi. Mi spiace se qualcuno possa risentirsi, o indignarsi, ma forse tanto meglio così. Dopotutto è un motivo per me di potare i rami secchi, quindi in un certo senso, se iniziate una polemica, avrete i miei ringraziamenti.

Il progetto 4Muses è nato nella primavera del 2020 quando nessuno, probabilmente noi in primis, si sognava di puntare mezzo centesimo su quella che era la nostra idea. Giorno dopo giorno, però, questo progetto per noi è diventato un vero e proprio lavoro, con tanto di persone che su di noi scommettono, eccome. Siamo orgogliose di ciò che stiamo costruendo, e questo passa attraverso le nostre parole, sia scritte che verbali. È stato facile? No. Abbiamo mai preteso qualcosa da qualcuno? No.

 “Aiutare (ant. e poet. aitare, atare) [lat. adiutare, der. di adiuvare "aiutare"]. - ■ v. tr. 1. [prestare ad altri la propria opera, spec. in momenti di difficoltà: a. qualcuno a risolvere un problema] ≈ assistere, coadiuvare, collaborare (con), cooperare (con), dare (o prestare) aiuto (a), dare una mano (a). ↑ soccorrere. ”

-Treccani 

Quando ho cominciato con 4Muses, ammetto che le persone più vicine a me erano più che scettiche. E ci sta, come spiegato prima, lo ero anch’io. Ho dovuto fare - vale per tutte e quattro - un grande lavoro su me stessa, rinunciando piano piano a tutte le false credenze da me imposte.

Tutti noi esseri umani siamo collegati gli uni agli altri, ma nel mio cammino di vita non è stato assolutamente facile cedere al farmi aiutare, e di conseguenza vedere queste connessioni. Io, infatti, non sono capace a chiedere aiuto. Non so dire di cosa ho bisogno, e sono sempre cresciuta nel self-service, nel: “Chi fa da sé, fa per tre”. E per carità, questo mi ha aiutata tantissimo, perché ho imparato a organizzarmi il lavoro, ho sviluppato la mia caparbietà e posso confermarvi che ho una forza incredibile, e so che nonostante tutto, se cado mi rialzo. Non perdo mai la speranza, essendo una sognatrice convinta.

Ma a un certo punto della mia vita ho abbandonato l’idea di farcela da sola, - scrivo che non è stato facile, perché non voglio passi il messaggio sbagliato. Abbandonare quell’idea mi è costato mesi, anni, di attacchi di panico quotidiani - e ho cominciato ad accogliere gli aiuti che l’Universo mi offre costantemente. Negli ultimi giorni ho scritto nel gruppo Whatsapp che ho con le altre delle mie paranoie, dei miei sensi di colpa e di tutte quelle sfumature blu che le mie ferite emotive mi portano ad avere. Questo, per me, è stato un enorme passo avanti, soprattutto per una che ha taciuto per anni i suoi pensieri suicidi.

Contare anche sugli altri, però, non deve sfociare nel: mi appoggio sugli altri. Chi mi conosce sa bene quanto io ci sia sempre per tutti, e quanto ho sofferto proprio perché non avevo alcun limite. Ho imparato a mie spese che non posso, però, aiutare tutti. Spesso la persona a cui non dai aiuto, ti indica come egoista. Ecco, no. Cominciamo ad ammettere a noi stessi che chi non ci aiuta non è egoista, e forse scopriremo che siamo noi a esserlo.

“Egoismo s. m. [der. del lat. ĕgo «io»]. – Atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali ch’egli possiede e a cui è gelosamente attaccato. ”

-Treccani

Avendo, al contrario, sentimentalismo da vendere - e in effetti sto lavorando sul ridimensionarlo - ho sempre voluto aiutare tutti per non diventare egoista. Ora sto apprendendo che l’egoismo si nasconde troppo spesso nella persona che pretende aiuto.

E badate bene, io adesso ignoro certi tipi di messaggi - anche qui, chi mi conosce bene sa quanto per me sia difficile ignorare, visto che lo considero un gesto estremamente maleducato - semplicemente perché vedo nel loro contenuto qualcosa che non mi piace e che ha questo significato: “Se tu riesci e io no, e quindi non mi aiuti, ti faccio sentire in colpa.

E se al momento non sto ignorando è solo perché spero che questo articolo/pagina di diario arrivi alle persone che davvero potrebbero cedere ai sensi di colpa. La persona che vi sta dando questo peso, vi sta manipolando. Ognuno di noi è responsabile della propria vita, ciò che ci accade è al cento per cento nostra volontà. Non esistono ostacoli che non si possono schivare, o superare. Voi non potete spostare un masso per gli altri. Voi non potete decidere per la vita degli altri.

Sarà che sono riuscita a buttarmi verso l’ignoto, sarà che ho conosciuto persone con storie veramente incredibili, che si sono lanciate nonostante i mille problemi e le molteplici difficoltà, sarà che il periodo della pandemia mi ha aiutata a guardarmi internamente, a lasciare il passato e cominciare a vivere la vita per come voglio io, sarà tutto questo insieme, insomma, ma non voglio fare da luce a chi non vuole aprire gli occhi per vedere.  

“Umiltà s. f. [dal lat. humilĭtas -atis]. –2. a. Sentimento e conseguente comportamento improntato alla consapevolezza dei proprî limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessivi di sé. ”

-Treccani

Quando chiedo aiuto alle altre Muse, o ai miei amici più stretti, ascolto cosa mi dicono. Se la loro risposta è: “Esci dal tuo bozzolo, così non andrai da nessuna parte. Rimboccati le maniche e lavora sodo”, o parole ancora più dure, io ringrazio ed eseguo. Pensavo di non avere l’umiltà, e invece mi sono accorta che il mio sacco interiore ne è pieno. L’umiltà non vuole dire sminuirsi, bensì vuol dire accettare i propri limiti e imparare a capire che l’Universo non ruota attorno a noi, e solo per noi. Di conseguenza, non possiamo esigere da nessuno un qualcosa che dobbiamo fare noi per primi. 

Vogliamo qualcosa? Usciamo di casa e prendiamocelo. Perché, ragazzi, le cose non cadono dal cielo. Le collaborazioni non arrivano perché siamo belli e simpatici. Se tutto il nostro lavoro è: “Attendo che quel mio amico sfondi, così poi porta pure me”, beh, sorpresa! Quell’amico è meglio ci perda.

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