sabato 26 marzo 2022

#Cinema&SerieTv: C'era una volta il crimine - Recensione

Tra i film che hanno tanto risentito delle restrizioni del Covid, all'interno della sala italiana, c'è sicuramene la saga di Massimiliano Bruno. Vi abbiamo, infatti, già parlato di "Non ci resta che il crimine", primo capitolo di questa trilogia, oggi affrontiamo invece quello che sembra esserne l'epilogo. Stiamo, ovviamente, parlando del film: "C'era una volta il crimine", in sala dallo scorso 10 marzo

Come è possibile vedere dalla locandina, abbiamo un cambio all'interno della compagine del cast. Infatti, nonostante la narrazione riprenda le fila da dove l'avevamo lasciata e abbiamo modo di godere della compagnia di Renatino (Edoardo Leo), in realtà all'appello manca il personaggio interpretato da Alessandro Gassman. Al suo posto, nella banda, subentra Claudio Ranieri (Giampaolo Morelli), esperto in storia, in particolare in quella della seconda guerra mondiale. Il suo ruolo sarà fondamentale perchè, adesso, i nostri amati criminali non sono più alla canna del gas, ma quello che desiderano è continuare a coltivare la loro attitudine. Quello che resta, quindi, è ancora una volta il crimine, confermando le loro capacità e il loro ingegno. Così come avevano deciso al termine del secondo capitolo, il loro piano è quello di rubare la Gioconda.

Catapultati nel 1943 l’obiettivo della narrazione è quello di far trovare a casa i nostri eroi. Il furto, infatti, viene eseguito con tanta facilità. I titoli di testa, ricordando un po’ le sonorità dell’Armata Brancaleone, con una sequenza a fumetti, narrano rapidamente il loro ingresso nel castello di Chambord. Ci troviamo, quindi, in un’Europa divisa e dilaniata dagli scontri tra nazisti, fascisti e partigiani, in una data catartica come quella dell’8 settembre, giorno dell’armistizio.

Quello di Massimiliano Bruno, ancora una volta, è il tentativo di non prendersi sul serio. Si può così raccontare una storia molto drammatica per il nostro paese, con una tale leggerezza da essere quasi disarmante. C'era una volta il crimine, citando le sonorità e i colori tipici della commedia all'italiana, infatti, permette al pubblico di apprendere qualcosa difficile da metabolizzare per il Bel Paese. Si costruisce, così, una narrazione assai intelligente che riesce a giocare anche con gli schieramenti politici e ideologici. Del resto si sa, la storia si ripete ciclicamente, e forse attraverso lo sguardo del passato si riesce a comprendere ulteriormente qualcosa del nostro presente. Ciò assume dei significati più intrinsecamente legati a ciò che sta accadendo oggi. 

Dopo i primi due film, il pubblico ha un po’ imparato a conoscere i personaggi principali. I nuovi elementi che campeggiano nella locandina, però, permettono loro di aggiungere nuovi aspetti alla propria caratterizzazione. Nuove facce e nuove sfaccettature permettono allo spettatore di affrontare nuove sensibilità e nuovi argomenti per i personaggi. Accanto a Giuseppe (Gianmarco Tognazzi) e a Moreno (Marco Giallini), troviamo anche Carolina Crescentini e Giampaolo Morelli. Rispettivamente, Adele, donna del 1943; e Claudio Ranieri, cugino di Heather (Giulia Bevilacqua).

Claudio Ranieri conferisce, alla storia, una grande quota comica. Lui col suo spirito partenopeo, il classico mariuolo per intenderci, riesce a risolvere alcuni dei guai nella quale la banda inevitabilmente finisce. Le sue conoscenze e il suo saggio sulla seconda guerra mondiale gli permetteranno di dare ben più di due schiaffi ai nazisti.

Adele, donna che ha dentro di sé una forte modernità e una grandissima indipendenza, muove la concentrazione nostri protagonisti maschili, riportandoli spesso all'ordine. Una fotografa dal pugno di ferro che, non solo è elemento chiave per la risoluzione di determinati momenti, ma soprattutto sarà centrale per l'emotività dei nostri personaggi. 

Un piccolo appunto va fatto su Heather Ranieri. Giulia Bevilacqua, infatti, costruisce questo personaggio estremamente femminile e potente che, nonostante si veda per poco in questo capitolo, comunque ha le giuste scene per esplodere. Un'italianissima Lara Croft che si muove sulle coste campane a suon di calze a rete e pistolettate. 

Nel precedente episodio, l'emotività sentimentale di Moreno era stata messa a nudo; in questo siamo davanti all’evoluzione emotiva di Giuseppe. Tognazzi ha sottolineato come, nel corso dei tre film, lo spettatore ha davanti diverse parti di Giuseppe. In particolare, è un carattere che è diventato via via sempre più sicuro di sé: nel primo film vediamo la sua fifoneria; nel secondo si indurisce a suon di spari; qui vediamo la sua capacità di innamorarsi.

Quello che Max ha tracciato è, dunque, un percorso ben stabile per i suoi personaggi. Ovvio è che ne vogliamo vedere di più, che vogliamo sapere di più di questa banda. Ma al momento non sono previsti ulteriori risvolti per loro. Quindi andiamo in sala a goderci una pellicola che vi farà ridere nella maniera più classica e nota alla cultura italiana. 

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