mercoledì 9 marzo 2022

#Cinema&SerieTv: Uno di noi sta mentendo - Recensione

Tra i titoli che, in questi giorni, sono stati in classifica su Netflix, c’è la serie tv: Uno di noi sta mentendo. La prima stagione conta otto episodi e sono stati già trasmessi lo scorso anno da una emittente statunitense. Ma la storia è stata così credibile e interessante da aver catturato l’attenzione del servizio in streaming che, dunque, ha deciso di curarne la distribuzione globale.

La serie segue le vicende che coinvolgono quattro liceali. La struttura è quella più classica del teen drama con la giusta aggiunta di una punta di mistery in grado di movimentare il tutto. Aspettatevi qualcosa che abbia il sapore d Gossip Girl, ma senza tutto l’alone sulla sessualità (tabù necessario per gli inizi del 2000, quanto più con un omicidio o un presunto tale. I quattro ragazzi, infatti, saranno direttamente coinvolti in quello che, all’apparenza, sembrava essere un incidente, ma che in realtà nasconde qualcosa di più profondo.

Da questo punto in poi l’articolo conterrà degli spoiler quindi fermatevi qui se non volete riceverne.

Tutto quello che accade ruota intorno ad un app, il cui nome è About that. Su di essa, giorno dopo giorno, Simon (Mark McKenna) posta i segreti dei suoi compagni del liceo. Una sorta di Robin Hood che cerca di rubare i più sordidi dei segreti per scoperchiare l’ipocrisia che aleggia tra i banchi di scuola. Questa sua posizione da spia gli fa, ovviamente, avere le antipatie di tantissime persone all’interno della scuola; tutti possibili sospettati nel momento in cui il ragazzo perde la vita. Infatti, un giorno, durante l’ora di punizione, lui ha uno shock anafilattico perché ha ingerito accidentalmente dell’olio di arachidi, alla quale è allergico. Il fatto farà in modo che la polizia pensi che i principali sospettati siano gli altri compagni di corso, gli unici testimoni presenti del fatto.

Da qui, come è possibile intuire, la vita dei ragazzi si complica perché nonostante Simon non sia più presente, i segreti della scuola continuano ad essere comunque pubblicati. E il tutto sembra esser stato architettato in modo tale che i quattro ragazzi venissero incastrati e accusati per aver provato ad avvelenare il ragazzo.

Come stavamo dicendo, infatti, la trama è tra le più classiche per i teen drama, non brilla per innovazione, ne tanto meno per la particolarità dei temi che vengono in essa trattati. I ragazzi, infatti, fanno tutti più o meno parte di quegli stereotipi tipici delle narrazioni adolescenziali provenienti da oltre-oceano. Abbiamo la bionda, che improvvisamente si risveglia ribella; abbiamo la secchiona, che scopriamo che perfetta non lo è affatto; o anche l’atleta che come massimo segreto nasconde la sua reale sessualità (cosa che è decisamene passata fuori moda).

Non è neanche brillante dal punto di vista della realizzazione in sé perché non è difficile immaginare fin da subito chi sia il reale responsabile di tutto. Nonostante la rivelazione finale e il twist per avviarci a una prossima stagione siano stati sufficientemente macchinati bene.

Complessivamente siamo davanti a un prodotto che ha la formula del successo. Ha quelle caratteristiche necessarie per poter spingere lo spettatore a guardare puntata dopo puntata ciò che sta avvenendo, quindi incuriosisce. Non tanto per quanto riguarda quello che è il punto di svolta narrativo, quanto più per quello che accade tra i personaggi. Vedere come le loro storie si intersecano, vedere i loro possibili moventi districarsi sotto gli occhi dello spettatore, fa in modo che i personaggi possano non essere piatti. Al contrario, i vari caratteri hanno il loro spessore e riescono ad avere la loro evoluzione nei 50 minuti di durata di un episodio.

Avete già visto questa serie? Aspetterete anche voi la seconda stagione per poter sentire quel sapore di “lo so cosa hai fatto la scorsa estate?

Nessun commento:

Posta un commento