lunedì 2 maggio 2022

#Cinema&SerieTv: Il sesso degli angeli - Recensione

Per la commedia all'italiana, lo sappiamo bene, questi non sono di certo i tempi migliori. Per troppo tempo le battute, il gran ridere e il sarcasmo sono stati associati all'immagine becera della volgarità. Bisogna, dunque, fare un passo indietro e ripulire l'immagine che i cinepanettoni hanno dato, così da poter tornare a ridere con leggerezza e senza troppo moralismo. Leonardo Pieraccioni ha deciso, per la quattordicesima volta, di puntare su una battuta pungente e su una tematica "pruriginosa" per la sua nuova pellicola, nella speranza che tutti - come dice il bollino di approvazione sulla pellicola - vadano in sala a vederlo. 
"Il sesso degli angeli" è arrivato in sala il 21 aprile. Un film che fa immergere il suo pubblico tra sacro e profano e che fa divertire con i dubbi morali che inserisce nella sua narrazione. I temi principali sono due: pudicizia e prostituzione. 
Già dal trailer possiamo intuire la trama di questa pellicola: Don Simone (Pieraccioni, per l'appunto) eredita da suo zio (Massimo Ceccherini) uno stabile in Svizzera con un’attività ben redditizia già avviata. Lo zio, quando era in vita, aveva tutti i vizi che si possono anche solo immaginare, infatti, l'attività che lascia in eredità non è altro che un bordello di lusso. La gestione dell'attività è affidata alla maîtresse Lena (Sabrina Ferilli) che si occupa sia dei libri contabili che delle esigenze delle ragazze. Don Simone, così, si troverà coinvolto in un turbolento percorso nella quale la sua fede è messa a dura prova.

Giocando con la moralità, questa storia cerca di far ridere il suo pubblico, ma anche di farlo riflettere su una tematica interessante per il nostro paese. Sempre più frequente è, infatti, all'interno dell'opinione pubblica l'argomento "lavoratori del sesso". In un paese come il nostro, nel quale non è illegale la prostituzione in sé, ma lo sfruttamento della stessa, questa tematica si fa assai difficile da dover districare. I background dei personaggi sono, per l'appunto, strutturati proprio sulla base della considerazione che si ha in Italia di questo lavoro. Pieraccioni ha voluto inserire all'interno della sua storia delle realtà che sono decisamente tangibili. Ha lui stesso affermato che alcuni dei personaggi sono stati scritti successivamente ai colloqui che lui ha avuto con dei gestori di tali attività direttamente in Svizzera. In questo modo, il regista è stato in grado di raccontare diverse sfaccettature legate al mondo delle lavoratrici del sesso. Sviscerando la questione della "scelta" di questo mestiere. 

Non tutte le donne sono felici di lavorare in questo campo, così come non tutte sono infelici nel farlo. Alcune hanno dei piani B, altre invece no. 

Tutte scelte che appartengono solo al singolo individuo mostrate attraverso delle rappresentazioni femminili strutturate in modo equilibrato. Nessuna delle protagoniste appare appiattita nel suo ruolo, al contrario tutte hanno delle sfaccettature che ci permettono di conoscere altro oltre alla loro bellezza e al loro corpo, che viene ovviamente messo in mostra considerato l’argomento del film, ma mai sovraesposto. Soprattutto perché di esse vengono esaltate le loro aspirazioni e le loro preferenze riuscendo a giocare bene i tempi in scena. 
Non abbiamo solamente un uomo che è alle prese con la propria moralità circondato da peccatori e tentazioni, al contrario abbiamo delle storie che vengono raccontate e mostrate allo spettatore per un finale non scontato.

Leonardo Pieraccioni
 riesce con leggerezza a far ridere e a trattare tematiche interessanti all’interno della commedia all’italiana. Mantenendo un tono sornione e non volgare per poter avere la giusta accortezza anche con i tempi che stiamo vivendo e con la nuova sensibilità. Ogni tanto una battuta non va a segno, come lui stesso ha detto, ma ci sono modi e modi per poter rispondere a esse. In conferenza stampa si è dibattuto della scenetta messa in piedi da Will Smith e si è condannato il gesto, così come anche la battuta di pessimo gusto. Anche in questo caso, si è visto, proprio attraverso la strutturazione del suo stesso film, come si possa gestire il riso senza volgarità o pessimo gusto. 

La leggerezza del racconto e il modo con cui le giovani protagoniste si muovono in scena conferiscono alla scrittura di Pieraccioni un divertimento necessario per sfatare certi miti. La moralità è bilanciata dall’immoralità irriverente che porta Ceccherini con le sue interpretazioni. Si gioca, così, con le solite “bischerate” alla quale il pubblico è abituato ormai da quasi trent’anni di carriera.

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