lunedì 23 maggio 2022

#StorieRomane: Ventitré

A Roma il ventitré è un numero particolare, tanto da essere considerato un vero e proprio sinonimo di fortuna. Non è raro, infatti, imbattersi nella frase “bucio de culo”, appena un romano sente o vede tale numero.
Oggi è 23 maggio, ed è una data importante per una nostra amica che finalmente si sottoporrà a un’operazione che attende da tempo. Quando ci ha detto in quale giorno si sarebbe operata, le abbiamo subito risposto che non poteva esserci giorno più indicato e lei, da non romana, ha voluto sapere il perché.
Non conoscendo l’origine della credenza che fa del ventitré il numero più fortunato, siamo andate alla ricerca della sua storia, e oggi ve la raccontiamo. 

Si sa, noi italiani siamo un popolo molto scaramantico. Se si tratta di riti propiziatori, di scongiuri, superstizioni o addirittura di vere e proprie funzioni pagane, spesso si pensa solo alla città di Napoli. Beh, inutile dirvi che persino il cornetto napoletano, il portafortuna per eccellenza, ha la sua bella origine romana; difatti è proprio Roma una delle città più scaramantiche e superstiziose del mondo.

L’espressione: “bucio de culo” ha ovviamente origine nella Roma antica. Le persone dotate di un grande sedere erano considerate le più fortunate perché si pensava rimanessero per tutta la vita sane e feconde. Così erano anche premiate con doni. Le donne con tale particolarità venivano scelte come compagne di vita proprio per la promessa di un futuro più roseo che il loro corpo dava.

Certo, potreste dire che tale espressione può riferirsi anche al lavorare sodo, il classico: “farsi il mazzo”, ma noi romani, si sa, non siamo famosi per lavorare di fatica e preferiamo sempre avere il massimo dando il minimo, ecco perché associamo l’immagine del sedere a quello della fortuna, un po’ come in “Avanti un altro”, dove il concorrente in cerca della vittoria tocca il sedere a Bonolis o Laurenti.
Oltre alla pigrizia, il romano è conosciuto anche per la sua voglia di combattività che spesso può sfociare nell’arroganza. Non a caso la maschera romana è Rugantino, ed è forse per questo che il romano ha a cuore il numero ventitré.

Fin dai tempi più remoti della numerologia, infatti, il due simboleggia il lavoro di squadra, la ricerca della spiritualità nella materia con tutte le contrapposizioni nate dalla dualità. Il tre, invece, è ciò che va oltre la materia, le nostre sensazioni, percezioni, la realizzazione nel tangibile di ciò che abbiamo in mente. Nella conta, per la prima volta questi due numeri si uniscono nel ventitré, che mette così prima la realtà materiale, poi quello che può essere a seconda della nostra idea.

È un po’ come quando iniziamo il processo di cambiamento: improvvisamente vediamo che ciò che facciamo non ci va più bene, e pensiamo a cosa possiamo cambiare di noi. Ecco che l’energia del due si unisce a quella del tre e il ventitré ha la stessa potenza di speranza di quando nel momento del lancio dei dati esprimiamo un desiderio, o preghiamo che arrivi il numero che possa darci la vittoria.

Non vi negheremo che da romane siamo grate quando abbiamo un evento importante il giorno ventitré, perché sappiamo già che tutto andrà per il vesto giusto. Ha la giusta energia per cambiare in meglio la nostra vita, o per donarci emozioni forti come un innamoramento, o quella gioia che si sprigiona improvvisamente. È ottimo anche per chi deve parlare in pubblico, per far arrivare le proprie idee a più persone possibili.

Insomma, sicuramente è un numero che riesce a darci forza; sappiamo bene che se diamo potere a un oggetto, psicologicamente, è come se fossimo protetti. Certo, è sempre meglio non abusare delle superstizioni, ma se possono aiutarci, perché no? 

Buon 23 maggio a tutti!

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