lunedì 16 maggio 2022

#Costume&Società: Nel Metaverso della Follia

Da quando Mark Zuckerberg si è svegliato una mattina e ha informato gli utenti di Facebook il cambio di nome della società in “Meta” e a parlare di Metaverso, i più hanno cominciato a informarsi su quello che sembra essere la nuova frontiera della tecnologia. Nell’articolo di oggi, proveremo a darvi qualche informazione al riguardo, parlando anche dei pro e dei contro che un progetto così “futuristico” porta con sé.

Il “metaverso” ha radici ben più antiche di quanto possiamo immaginare: era il 1838 quando il fisico britannico Charles Wheatstone brevettò il suo “Stereoscopio”: un sistema che, mediante specchi, dà l’illusione di tridimensionalità (un po’ come funziona l’occhio umano, in cui i due offrono una visione parziale e il cervello unisce il tutto). Il meccanismo è simile a quello dei moderni visori VR, che mostrano un’immagine in 3D molto realistica. Per quanto riguarda il lato terminologico, quindi proprio la parola “Metaverso” dobbiamo andare avanti di qualche anno da Wheatstone, fino al 1992, quando Neal Stephenson pubblicò il suo “Snow Crash”, un romanzo postcyberpunk in cui si parla di Metaverso: una realtà virtuale condivisa grazie a internet, in cui il proprio avatar viene rappresentato in tre dimensioni, in cui chiunque può realizzare in 3D negozi e uffici visitabili  dagli utenti. Negli anni, il concetto di Metaverso ha visto la nascita di videogiochi (un esempio sono i MMORPG come “Second Life” e “Pokemon Go”) e degli NFT.

Per capire bene il significato di “Metaverso”, possiamo scomporre la parola in “meta” (dal greco “con”, “dopo”) e “verso” (abbreviazione di “universe”, universo), qualcosa che va oltre l’universo come lo percepiamo noi. Per Mark Zuckerberg, invece, diviene un punto di connessione con il prossimo che diventerà sempre più pervasivo, come già facciamo con i social. Al Metaverso accederemo grazie a nuovi prodotti, come gli Smart Glasses (gli occhiali visori di Xiaomi), ma ci sono degli elementi che sono necessari: un computer o uno smartphone, una connessione (le reti 5G e 6G permetteranno di fornire esperienze quanto più reali e immediate possibili) e un account su una delle piattaforme del Metaverso.

Ci sono vari “mondi” digitali e le principali piattaforme sono Decentraland, Sandbox e Stangeverse. La prima unisce la potenza dei videogiochi a quella dell’area social, in cui gli utenti possono costruire edifici, scambiare terre, oggetti, beni e servizi inscritti nella blockchain (ne avevamo parlato sull’articolo degli NFT, quindi sono unici e autentici) e la moneta di scambio è il token MANA. Samsung ha lanciato il suo Samsung Galaxy S22 in questo universo. The Sandbox è un metaverso “sabbioso”, in cui la sabbia digitale serve per costruire mondi virtuali. È un mondo in costruzione, in cui società come Atari, The Smurfs (i Puffi) e The Walking Dead hanno ricreato giochi con i personaggi del loro brand. Anche Adidas ha già un suo lotto e, come Nike, ha lanciato NFT esclusivi per la personalizzazione dell’avatar. Stangeverse è una piattaforma per esperienze “immersive” che ha lanciato “Muse: Enter the Simulation”, uno show virtuale per assistere al concerto della band di Matthew Bellamy nella sua totale completezza: sedici telecamere ad altissima definizione hanno catturato la performance a Madrid nel 2019 e il tutto è stato sistemato in Stageverse per l’esplorazione dell’utente, tramite smartphone (sia IOS che Android) o con l’Oculus (il visore).

Il Metaverso è composta di dati e informazioni, con una struttura spazio-tempo uguale alla nostra. Le esperienze immersive permetteranno di compiere i primi passi in questa “nuova realtà” a società di Fashion Brand (Gucci, D&G, Zara, H&M, ecc), anche per creare dei prototipi non solo di prodotti, ma anche a livello sociale. Anche il turismo non sarà un viaggiare-per-finta, ma uno sperimentare un’offerta. Questo cyberspazio ha il suo fascino, tanto che aziende come Microsoft e Epic Games (creatori di Fortnite) ci hanno già messo gli occhi società come Tencent (in cui rientrano anche i sopracitati Epic Games, Blizzard e la Riot Games con le varie versioni di League of Legends).

E ora vediamo i pro e i contro di questo Metaverso: da una parte, questo nuovo mondo permetterà di superare delle barriere sociali al momento insormontabili. Basti pensare a una persona con disabilità che ha difficoltà a uscire di casa: con questa realtà aumentata potrebbero non isolarsi più. Si potranno organizzare mostre, concerti, meet, viaggi semplicemente utilizzando un visore o connettendosi ad apposite app. Nascono così nuovi posti di lavoro per professioni come il blockchain developer, il content creator, il community manager e simili. D’altro canto, però, questo cyberspazio ha altrettanti lati negativi: se da un lato può appiattire le barriere fisiche, dall’altro potrebbe accentuare le disuguaglianze sociali per coloro che, per problemi economici o tecnologici, non potranno accedere al Metaverso. Verrebbero quindi esclusi da esperienze lavorative o sociali in generale. Non da meno, la quantità di dati sulla persona sarà enorme, il che permetterà il monitoraggio costante degli utenti, da quello che sono, a quello che vogliono fino a quello che sognano. Ultimo, ma non per importanza, estremisti e terroristi potrebbero usare questi mondi per il reclutamento e, grazie a esperienze immersive, essere un terreno ancora più florido.

Dopo questa piccola infarinatura sul Metaverso, qual è il vostro punto di vista? Valgono più i pro o i contro?

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