venerdì 23 dicembre 2022

#Racconti: La macchina del tepore

È una notte d’inverno e Gianluca dialoga con se stesso.

Fa sempre più freddo, il vento glaciale si abbatte sulle nostre città intimandoci di rimanere a casa. Fuori imperversa il gelo, ma io rifiuto con tutto me stesso quello che sta accadendo.

Noi, creature umane dalla vita organica... Noi, esseri sedicenti evoluti da primati stanziati inizialmente in Africa... Ecco, noi... possiamo davvero vivere con tutto questo freddo?

Quell'angoscia liminare che affiora

nei margini interstiziali della vita

da quando il sole si rivestì di bora

e luce del mio sguardo fu smarrita

(Gianluca Boncaldo, “Male d’inverno”)

Ma l’ingegno umano, dono più alto del Creatore, ha risolto questo problema. Quello strano marchingegno… La gente parla di caminetti, di stufe… Ma il mio camino ha bisogno di una pulita (e d’altronde, non esiste fisicamente in questo appartamento). Non è neanche una stufa, giacché sarebbe difficile da gestire nello spazio ridotto che ho a disposizione…

Avete presente quel simpatico arnese che si utilizza per deumidificare le chiome? Il termine più italiano che esiste per indicare tale arnese è “asciugacapelli”. Io preferisco chiamarlo “phon”, anche se per l’Accademia della Crusca ritiene più corretta la variante “fon”. Comunque, quando ero piccolo, a casa mia, si chiamava “fono”.

In ogni caso, che etimologia meravigliosa! La parola è di derivazione germanica, infatti “föhn” è un vocabolo della lingua tedesca che indica un vento caldo e secco.

Che gioia! Prima abbiamo intrappolato l’elettricità, ora abbiamo inscatolato il vento.

Ma basta parlare, è arrivato il momento di agire con lo strumento che questa notte mi salverà dal gelo. Accendo il phon e l’aria calda rasserena le mie membra, finalmente sento di nuovo il mio flusso vitale, ora posso immergermi nell’artificio che rende questa stagione più sopportabile.

Oh, sì... Ora il vento di favonio imperversa nella mia camera fredda e austera.

“O vento artificiale scalda questa magione

prigioniera di un freddo avaro e lascivo!

Ripristina i fasti di un'antica stagione

nell'eco di quella notte dal calore estivo”.

(Gianluca Boncaldo, Phon)

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