martedì 20 dicembre 2022

#Natale: Falling For Christmas - Recensione

No, ragazzi. Ci risiamo.
Lo hanno fatto di nuovo e sappiamo che lo rifaranno ancora e ancora. Sappiamo che dovremmo rassegnarci ai film di Natale brutti, ma è più forte di noi sperare che qualcosa di diverso possa venirne fuori. Vi consigliamo di leggere "il cinismo dietro le commedie romantiche natalizie" per poter esser pronti alla recensione di oggi.
Siamo ancora una volta qui, completamente privi di spirito natalizio, a commentare il ritorno di Lindsay Lohan sui nostri schermi. L’attrice, dopo tutte le sue vicissitudini personali, approda sul palinsesto di Netflix con Falling For Christmas. Scaldate la vostra cioccolata calda, stringetela tra le dita e godetevi questo sano spirito da Grinch denso di sarcasmo.

Ah sì, questa recensione conterrà spoiler, perché sì… ci dobbiamo sfogare.

Scusate un attimo, com’è possibile che lui non riconosca la protagonista dopo averle buttato addosso il suo cappuccino successivamente alla prima scena? Il solito triangolo amoroso tra lusso e vita contadina inizia con il presentarci la nostra protagonista: Sierra (la Lohan) è la ricca figlia di papà di un magnate alberghiero delle nevi; il padre vorrebbe che lei prendesse il suo posto nella gestione degli hotel e per farlo l’ha invitata a passare le vacanze da lui. Da una parte abbiamo il suo attuale ragazzo, l’influencer e superficiale -non che insopportabile- Tad (George Young); dall’altra, invece, lo squattrinato -già vedovo e padre- Jake (Chord Overstreet) che gestisce un hotel poco lontano da quello del padre di lei.

Il primo incontro tra Jake e Sierra avviene nell’hotel del padre di lei, dopo che lui era andato dall’uomo per chiedergli un investimento sul proprio hotel. Durante un’uscita con Tad, però, lei cade rovinosamente sulla neve e sbatte la testa perdendo così la memoria sulla propria identità. Viene ritrovata da Jake che l’assiste e la porta in ospedale, ma guardate un po’ lui non ricorda di averla vista nell’hotel nel quale era andato a batter cassa, così si offre volontario per tenerla tra le mura del proprio albergo in attesa che lei possa ricordare nuovamente qualcosa. La verità è che è praticamente inabile alla vita e non sa neanche come rifare un letto. Il suo rapporto con l’umanità perduta nel lusso, quindi, lo dovrà avere scordando quanto superficiale e viziata sia stata nella vita. In tutto questo, la principale ragione per cui non viene reclamata la usa identità è dovuta al fatto che nessuno sa dove sia andata e anche Tad è rimasto coinvolto nello stesso incidente, per tanto è lontano dall’hotel e dalla civiltà. Meccanismo alquanto fallimentare, se ci pensate, perché hanno solo fatto in modo che tutti quelli a conoscenza della sua identità non fossero reperibili.

Com’è possibile intuire dalla nostra premessa, questa storia risponde perfettamente alla classica commedia romantica di Natale. Una pellicola che, dunque, trasforma automaticamente il cuore dei cinici in un cuore fatto completamente di pietra. La storia si snoda linearmente in un continuo tentativo di ricerca dello spirito natalizio. La nostra protagonista, priva di memoria, cerca di trovare il proprio talento in mansioni di uso comune: rifare il letto, fare una lavatrice e cucinare una colazione. Elementi che segnano molto della sua superficialità iniziale e una sua lenta crescita verso un’etica più “corretta”, il continuo contrasto tra vita semplice in campagna e vita superficiale di città. Giocano una componente, in questa dura lotta, persino i social: l’influencer Tad, infatti, non ha alcun tipo di contatto con la “dura realtà quotidiana”.

Non abbiamo idea di cosa passi per la mente degli sceneggiatori quando decidono di metter su un film di Natale, con buona probabilità sfogliano le pagine di qualche manuale e ne tirano fuori una formuletta pre-confezionata che costi loro il minimo sforzo. Guardatevi un bell’horror piuttosto, il mood natalizio non arriverà di certo con un film simile.

Nessun commento:

Posta un commento