sabato 17 dicembre 2022

#Pensieri: Natsukashii

“Buongiorno. Stamattina mi sono svegliata pensandoti perché ho trovato su Spotify il nuovo disco di Cristina D’Avena e quindi ti ho pensato, perché se pensi a Cristina D’Avena pensi a Frè.”

Il 25 novembre mi sono svegliata con questo audio da parte di Giulia e sul momento non ho saputo come rispondere, fatto molto da me visto che mi è difficile esprimere a voce ciò che penso.
Giulia non è l’unica ad associarmi a Cristina D’Avena, anche perché bisogna sapere che so riconoscere ogni brano di Cri dalle primissime note e che alle feste mi trasformo in questa specie di fenomeno musicale stile Uomo Gatto pronta a mettere in piazza il mio talento.  
Un altro dei miei talenti è anche quello di dimenticarmi in pochi giorni amori e amicizie, ma di ricordare praticamente giorno aspetto della mia infanzia. Non so, forse è la luna in Cancro a rendermi così attaccata a quella parte di vita, ma oggi ho voglia di assecondare la mia emotività cancerina e fare un articolo totalmente dedicato ai miei ricordi mentre mi passano le canzoni di Cristina, rigorosamente in modalità casuale.    

Per i giapponesi il “natsukashii” è l’atto di rievocare i ricordi passati, non con nostalgia, ma con estrema gioia. O almeno così dice Google. Perdonatemi, è mezzanotte passata...

Sono classe 1989 e penso di essere stata tra le ultime annate ad aver goduto sul serio di Bim Bum Bam, non come uno spazio contenitore che annunciava il cartone – si chiamavano così ai tempi, e così voglio chiamarli in questo articolo – che stava per iniziare, ma come un vero e proprio programma per bambini e ragazzi che, in attesa di vedere una nuova puntata, poteva godersi gli sketch tra Uan, Debora Magnaghi, Marco Bellavia, Roberto Ceriotti, Carlotta Pisoni Brambilia
Da amante della musica ho sempre avuto la voglia di ascoltarla in ogni momento della giornata, così trascorrevo interi pomeriggi a consumare il nastro  delle cassette – sì, era l’epoca delle cassette – delle sigle chiusa in camera, ma anche in balcone, perché il narcisismo non mi ha mai impedito di cantare davanti a tutti.
Insomma, vorrei farvi capire che chiunque ha sempre saputo della mia passione per Cristina.

La riproduzione casuale inizia con “Sailor Moon” e badate bene, era a tutti gli effetti anche il mio cartone preferito. Avevo tutto di Sailor Moon, e quando dico tutto intendo veramente tutto. Ecco perché ora che ascolto la canzone, ho in mente l’odore dello zaino, dell’astuccio e del diario appena comprati. Non so, può sembrare assurdo, visto che avrei potuto parlare del costume di Carnevale, delle bambole, dello scettro lunare... ma tant’è, ai ricordi non si comanda.
 
Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo”. Sì, lo so, sto facendo accapponare la pelle a molti mangaka, ma non importa, in questo momento stiamo negli anni Novanta. Quando mi suona nelle orecchie il brano torno all’istante a quando ero bambina, che cantavo questa canzone mentre giocavo con i Polly Pocket. Non lo so, mentre canticchio “così continua questa storia sempre più avvincente e più insolita che mai…” ho l’immagine delle mini case che mettevo in ordine sul tavolo, come se fossero un vicinato americano. Ricordo anche che avevo le edizioni a libro, che rispecchiavano tutte le stagioni, almeno così mi sembra.

Le magiche ballerine volanti”. Ragazzi, che dolcezza: quando ripenso a questa sigla mi vedo a colorare. I miei diari da bambina avevano pagine intere di scritte e di colori. Non amavo particolarmente disegnare, ma adoravo colorare. Si vede che ero piuttosto presa da un disegno a pastelli, perché questo brano mi fa sentire la cera tra le dita, e mi dà l’idea di un arcobaleno.

Chiunque mi conosce lo sa, perché amo dirlo: quando ascolto “Là sui monti con Annette” ho il sapore dei Baiocchi in bocca. Posso ricordare nitidamente che davano il cartone la mattina, mentre io facevo colazione con latte e Baiocchi, appunto. E potrebbe essere per questo che non mi è mai stata particolarmente simpatica Annette: probabilmente voleva dire che dovevo sbrigarmi e abbandonare il pigiama.

Le canzoni dei Puffi sono tantissime ma una in particolare riaccende un ricordo: “Puffa un po’ di arcobaleno”. Sono seduta sul lettone dei miei genitori, dove ho sempre avuto il permesso di stare, ma che in quel momento stavo fissa perché avevo la febbre. Non so se avevate anche voi il villaggio dei Puffi come giocattolo, ecco io stavo giocando con quelle casette a fungo e i loro legittimi proprietari.

Con “Dolce Candy” ho due ricordi nitidi: in uno sono in macchina, sulla strada per andare all’asilo. Nel secondo sto giocando con la casa di Barbie, quella totalmente anni ’80, che aveva una terrazza sul tetto e il giardino era un foglio di plastica.

Piccoli problemi di cuore”. Penso sia vincere facile dirvi che la associo al mio primo fidanzatino. Una storia romanticissima, nata all’asilo in fila per andare a mensa. Più grande di me di un anno e biondo: tutto ciò che più desideravo, visto che praticamente ai miei occhi era Yuri. Mi disse: “Se mi dai la mano in fila, stiamo insieme”. Da lì è andata avanti e ci siamo “fidanzati ufficialmente” quando mi invitò alla sua festa di compleanno: “Saremo tutti maschi, però. Porta una tua amica, così non ti sentirai sola.” La dolcezza, ragazzi miei.     
Il mio cuore si spezzò quando lui fu costretto a iniziare la prima elementare. Ma fino alla sua quinta, quando ci incontravamo in mensa o in giardino, ci giuravamo amore con un timido saluto.

So che non è famosissima, i più non la conoscono, ma non posso saltare: “Curiosando nei cortili del cuore”. Non me ne voglia mia cugina, ma ricordo il balletto che avevamo preparato sulla base della canzone e il dolore del gomito sbattuto che, a essere sincera, non ricordo chi si era fatta male, se io o lei. Piccola chicca: da qualche parte dovrebbe esserci anche una cassetta dove canto questa canzone, facendo anche le doppie voci. Insomma, con i cortili del cuore ho veramente dato il massimo.

Con “Rossana” ero già abbastanza grande: stavo in quinta elementare/prima media. A parte la tremenda cotta che ancora nutro nei confronti di Akito – sì, qui non riesco io a utilizzare il nome italiano – ricordo un mio compagno di classe che ogni tanto mi prendeva il diario per disegnarmi una Sana-chan danzante. Era un po’ il nostro logo d’amicizia, non saprei definirvelo bene.

Non so se questo articolo avrà una seconda parte, nell’attesa sono curiosa di sapere i vostri ricordi associati alle canzoni di Cristina.

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