giovedì 29 dicembre 2022

#Racconti: Quella volta che Pandora è andata via

Dunque, partiamo dal principio.

Una grande esplosione generò l’intero universo, alcuni dicono sia opera di Dio, altri dicono che sia il menù iniziale di The Sims.

Sono successe tante cose, e in questo universo Pandora non ha aperto il famigerato vaso, né ha recitato la parte della donna curiosa che volle addentare la mela nell’Eden. Ma credetemi, permettetemi l’eufemismo di dire che ha fatto qualcosa di peggiore.

Passano i primi secoli e la civiltà umana prospera, passano i millenni e l’umanità si fa carico della propria evoluzione. Pandora vede tutte queste epoche e riesce a mantenere intatta la sua giovinezza.

Non si sa se sia opera del creatore, del programmatore o di un trauma infantile, ma Pandora è lì, innocua mentre assiste il susseguirsi delle epoche.

Andiamo ora ai giorni nostri, nella storia contemporanea più recente.

Pandora aveva aperto un negozio di ceramiche insieme ad altre persone, vendevano degli arredi molto graziosi per le case. Il lavoro di ciascun artigiano era complementare all’altro, cosicché Pandora e tutto il suo team riuscissero a realizzare prodotti interessanti da piazzare sul mercato.

Chissà cosa ne penserà in futuro l’archeologia di quelle splendide ceramiche. Forse un’età dell’oro lontana, ma ora non ci riguarda. Qui parliamo di (quasi) attualità e non di futuro.

Bene, vi confesso, io Emilio Brentani, in questa realtà non sono il protagonista di un romanzo di Italo Svevo, bensì sono uno degli artigiani che cura il lavoro pregiato che adorna e rende maestose le vostre case e i vostri giardini. Ed è anche meglio, perché per Italo Svevo io lavoravo in una compagnia di assicurazioni.

Un giorno, mi sono recato alla nostra meravigliosa bottega, per iniziare la mia solita giornata lavorativa. Ma qualcosa è andato storto. Quando entro, non trovo Pandora. Chiedo di lei, nessuno sa darmi una risposta che mi accontentasse. Dicevano che si era trasfigurata, che forse aveva aperto il vaso che non doveva aprire. Certo, penso io, dopo tutti questi millenni che non l’ha aperto, doveva aprirlo proprio adesso? Adesso che io, Emilio Brentani, vivevo per una volta del mio presente? So che non poteva essere vero.

Esco comunque fuori dalla bottega, molto adirato e irritato. Urlo ai miei colleghi che mi sarei preso il giorno libero.

Vado a cercare Pandora, dovessi attraversare a nuoto tutto il Tevere.

Chiedo allora alle genti che fine abbia fatto Pandora, ma nessuno voleva rispondere.

Nessuno poteva rispondere.

E allora mi sono buttato nel Tevere, come se quell’acqua gelida potesse calmarmi.

Ma niente, ero furente. Mentre nuotavo vidi camminare Pandora sul Lungotevere, fresca come se nulla fosse successo.

Esco velocemente dall’acqua e tutto zuppo le chiedo cosa fosse successo.

Non aveva aperto il vaso, ma ha fatto di peggio. Non posso parlare dei peccati altrui, anche perché non sono nella posizione di scagliare la prima pietra.

Sappiate solo che nel momento in cui Pandora mi spiegò tutto, un tentacolo gigante uscì dal Tevere e l’afferrò portandola negli abissi.

Da qual giorno, per colpa di Pandora, accaddero tante cose brutte, come:

- La morte di John Lennon.

- L’avvento delle amministrazioni pubbliche.


E ora sto qui, accanto a quel vaso ancora chiuso che osservo e mi chiedo se ci sia davvero concessa la possibilità di eludere la volontà degli dèi.

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