martedì 27 dicembre 2022

#Racconti: Il giro infinito di un turista

Partiamo da un presupposto: ogni mezzo di locomozione (pubblico o privato) viaggia nello spazio e nel tempo. Lo spostamento avviene in queste due dimensioni fisiche. Pensateci: quando comprate un biglietto per un treno ad alta velocità, non acquistate anche il tempo? Se arriva prima rispetto agli altri treni, nonostante la percorrenza sia la medesima, il prezzo è più alto. Non state forse comprando il tempo?

Ebbene, io Roger Stredinger, dottore in ingegneria aerospaziale, ho brevettato un autobus che non solo può farti risparmiare tempo, ma anche recuperarlo. Partiamo però dal principio di questa storia…

Una fredda sera invernale, mi trovavo sperduto in un’immensa città italiana. Non sapevo cosa fare, non sapevo dove andare. Un’illuminazione schiarì la mia vocazione, e io mi sentì come San Paolo dopo l’apparizione divina. Avevo trovato il mio scopo nella vita, ero ormai certo del mio fine ultimo. Ma io capì subito di essere già in ritardo: la storia umana non poteva più prendere la piega da me desiderata.

Non rivelerò il mio obiettivo, poiché fu la rivelazione segreta di forze occulte. Ma vi dirò che per realizzare ciò che doveva essere stato, avrei dovuto viaggiare nel passato. Febbrilmente esaltato, cercai un mezzo pubblico che mi riportasse nell’hotel in cui albergavo, impaziente di passare la notte insonne per lavorare a un viaggio nel tempo.

Essendo solo un turista, presi il primo autobus disponibile, non conoscendo affatto la logica dei trasporti pubblici italici.

Ebbene, il percorso di quel bus fu talmente contorto e controintuitivo che iniziai a chiedermi se mi trovassi ancora in Italia e se mi trovassi ancora nel 2094.

Pensai: "Gli italiani avevano già inventato i viaggi nel tempo!"

Quell’autobus percorreva un itinerario tratto da un’antica mappa che i ricercatori di paleografia erano riusciti a decifrare.

O almeno questo era ciò che avevo capito dopo due giorni ininterrotti di viaggio.


E tutti gli altri passeggeri italici lo consideravano come il più normale dei viaggi, mi guardavano come se volessero dirmi con gli occhi: “Il solito turista straniero”.

Mi sentì spaesato e mi guardai intorno, finché scorsi la scritta: “In caso di emergenza rompere il vetro”.

Forse non ero pronto per l’infinito ma ero pronto per ciò che avrei trovato.

Mi presi di coraggio e ruppi uno dei finestrini, lanciandomi via da quell’automezzo infernale.

Ero nell’Italia di un tempo lontano, forse era ancora troppo presto per i miei progetti.

Ma le mie conoscenze del futuro mi avrebbero assicurato la sopravvivenza per altri secoli.

Fui io a redigere l’antico manoscritto che tracciava l’itinerario della linea 519b.

E fui io a portare le basi per la scienza moderna. Ed è da quel momento che io fui ricordato dalla storia con il mio nuovo nome: Galileo Galilei.

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