giovedì 9 giugno 2022

#StarWars: Obi-Wan Kenobi - Recensione

La forza si è nuovamente svegliata e dopo ben diciassette anni arriva una serie tv che cerca di colmare i dubbi che molti dei fan di Star Wars si erano fatti: che cosa ha fatto Obi-Wan dopo aver dovuto dire addio al suo unico allievo?

È arrivata, su Disney+, la serie tv che si inserisce all’interno dell’arco narrativo delle due principali trilogie della saga sulle guerre stellari. Mettendo in luce un Obi-Wan completamente disperso nel cosmo, alla ricerca di una nuova missione. Uno jedi senza fede nella forza e senza la capacità di poter nuovamente trovare gli strumenti giusti per poter adempiere alla sua missione.
Sono stati già caricati i primi due episodi sulla piattaforma di streaming ed essi sono davvero introduttivi del mondo che vogliono cercare di narrare. Ci riescono perfettamente catturando l’attenzione dello spettatore e citando ciò che è da tanto tempo amato da diverse generazioni. Per chi sta scrivendo questo articolo, l’amore per la saga originale non si discute, ma conoscere e approfondire ulteriormente il rapporto tra Dart Vader (non confondiamo l’italiano con l’inglese che è stato per troppo tempo fatto questo errore) e il suo mentore è decisamente entusiasmante.

Noi di 4Muses eravamo in hype per questa serie, tra tutte quelle uscite sul mondo di Guerre Stellari, era quella che principalmente volevamo seguire. I primi due episodi, come stavamo dicendo, si prospettano come un vero e unico prologo agli eventi che noi andremo a vedere durante il corso della serie. La caratterizzazione di Obi Wan decisamente in linea con la serietà che ha da sempre contraddistinto questo personaggio negli episodi degli anni ’80. L’intera ambientazione e anche l’espressività che Ewan Mc Gregor conferisce al personaggio sono anche fin troppo in linea con quelle date dal precedente interprete di Obi-Wan nella saga originale: Alec Guinness, attore inglese che ci ha lasciati nel 2000.

In tal senso, infatti, è stata una mossa davvero intelligente quella di scegliere questa storyline per un approfondimento sul mondo di Star Wars, perché sia Ewan che Hayden Christensen (Anakin Skywalker) hanno l’età giusta per poter essere interpreti di quel continuum temporale. Giocando perfettamente con l’emotività dello spettatore che tanto ama questa saga.

Ma da dove iniziare se non proprio dal cercare di raccontare cosa è accaduto, rapidamente, negli episodi I, II e III? Anche in questo caso, la produzione gioca benissimo le sue carte: vengono riportati in auge i momenti più iconici del rapporto tra i due Jedi, arrivando anche al tradimento della forza da parte di Anakin e la conseguente e dolorosa scelta che Obi-wan è costretto a prendere. La lava è ancora ardente nei nostri poveri cuori da fan, così come le parole “eri mio fratello” continuano a risuonare all’interno della nostra gabbia toracica. Una gabbia toracica che si stringe ancor di più nel vedere i diversi riferimenti che sono stati inseriti nel primo episodio a specifici elementi narrativi che è possibile trovare negli episodi IV, V e VI. Una stretta che spinge al sorriso nel momento in cui si vedono i piccoli Luke e Leia. Quest’ultima, specialmente, in brevissimi istanti ci mostra il suo caratterino e anche quanto effettivamente Obi-wan sia la sua unica speranza.

Non vi vogliamo dare troppe anticipazioni su questi due episodi, magari nelle prossime recensioni cercheremo di essere quanto più specifiche sugli eventi e sui fatti che muoveranno questa serie tv. Seguiremo le uscite settimanali e cercheremo di tenervi aggiornati su impressioni e sensazioni mosse da questa serie. Intanto, non possiamo fare a meno di sottolineare quanto emotivamente intenso sia stato questo tuffo nel passato, specialmente per chi ha una familiarità tale con questa saga da esserne profondamente legato.

Star Wars è da sempre un’opera monumentale e, nonostante gli errori fatti negli ultimi tre episodi, riesce comunque a reggere il confronto con tantissime altre saghe fantascientifiche. Ma del resto stiamo parlando di un universo nel quale la Terra apparentemente non esiste, eppure usano la chiave inglese per poter riuscire a riparare le navicelle da corsa.

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