giovedì 9 giugno 2022

#Arte: L'Astrattismo

Quante volte, davanti a un’opera d’arte non riusciamo a carpirne il vero significato e ci rintaniamo nella convinzione del “Potevo farlo anche io”? Spoiler: se è un qualcosa che possono fare tutti, perché non è stato fatto prima? Molte volte l’arte non riguarda la mera tecnica, quanto la capacità di lanciare un messaggio. Magritte infatti diceva che si può fare arte anche nel proprio scantinato, ma sarà l’occhio dell’osservatore a dare valore a un determinato quadro, a una scultura, a un libro e via dicendo.

Una delle correnti pittoriche meno comprese è sicuramente l’Astrattismo. Siamo nel Novecento, dove molti artisti cercavano il modo di rappresentare la realtà in una maniera… diciamo “non convenzionale”. Abbiamo ampiamente parlato di Surrealisti come De Chirico e Magritte, non scordandoci di Frida Kahlo: ognuno di loro, e di molti altri di cui non abbiamo ancora parlato, rappresentavano su tela la loro visione della realtà, dove degli elementi che sembravano appartenere al lato onirico, servivano per spiegare concetti talmente profondi che spesso sfuggono all’occhio dell’osservatore.

L’Astrattismo, per sua costituzione, si allontana completamente dalla realtà, non fa riferimenti all’inconscio o alla nostra parte razionale, no. Si compone di elementi facili da individuare, ma sprigiona tutto ciò che non è più circoscritto in una forma che possiamo trovare su di una tela. L’arte si allontana completamente dal piano materiale, per elevarsi a spirituale, motivo per cui scompaiono i riferimenti a ciò che è tangibile. Si cerca di imprimere su tela un suono, un pensiero, un sogno, slegato dai vincoli “terreni”.

In un certo senso, è come se l’Astrattismo cercasse in qualche modo di guidare lo spettatore: non abbiamo altro che forme astratte, colori sgargianti – talvolta molto elementari – e al massimo forme geometriche molto semplici, perché lo spettatore deve saper guardare “al di là”, deve riuscire a percepire, esattamente come se si trovasse in una sala da concerti e cercasse di seguire semplicemente la musica, così da permettere al musicista di condurlo in determinati luoghi o situazioni restando comodamente seduto.

Per capire come mai si è sentito il bisogno di dare questo nuovo volto all’arte, è bene dare anche qualche riferimento storico. Siamo in Germania ed è l’inizio del XX secolo, dove i primi accenni si hanno nel 1910 con Kandinskij. Siamo negli anni in cui comincia a prender piede la fotografia, quindi non serve più che l’artista immortali un istante, ma che esprima un concetto ben più profondo. Il collegamento fatto poco sopra non è casuale: Kandinskij nella sua pittura dimostrerà il profondo legame tra pittura e musica, tanto che arriverà a nominare i suoi quadri con delle numerazioni tipiche delle sinfonie, perché bisogna tirar fuori i sentimenti, non più cercare di avvicinarsi alla realtà. Era un musicista, affascinato dal fatto che alcuni colori potessero associarsi all’anima. La sua arte, giorno per giorno, aveva la possibilità di trascendere il reale verso una dimensione più spirituale.

Molto fece la Teosofia, una sorta di religione-filosofia contraria al materialismo che pervadeva gli anni antecedenti al Primo Conflitto Mondiale. Ci si rifaceva allo spirito, alla comunione degli opposti, con una evidente apertura verso l’oriente. Questo movimento nasce in Russia e così come russo era Kandinskij. Per lui e per altri che cercavano una sorta di fuga dal reale, che diede poi vita all’Astrattismo. Era un artista molto religioso, ma il suo credo non era circoscritto al cristianesimo, quanto più verso un’apertura verso induismo e buddismo.

Possiamo fare una distinzione delle correnti interne dell’Astrattismo. Iniziamo con l’astrattismo geometrico di Kazimir Malevic e Piet Mondrian. Da loro nacquero rispettivamente il Suprematismo – la perfezione spirituale si ricerca nelle forme geometriche astratte – e il Neoplasticismo – l’armonia si crea attraverso colori puri (colori primari) e non-colori (bianco e nero), nell’uso dell’angolo retto, in una costante ricerca di ordine in un periodo storico in cui imperversava la guerra. Negli USA arriva solo in un secondo momento, nel dopoguerra, con l’arte di Pollock. In Italia l’Astrattismo non ha mai del tutto preso piede, perché il Futurismo – che era largamente diffuso nel nostro paese – stentava ad abbandonare l’arte figurativa. Nella seconda metà del Novecento abbiamo artisti di spicco come Mauro Reggiani, Lucio Fontana e Carla Accardi.

E voi conoscevate questo aspetto spirituale dell’Astrattismo?

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