mercoledì 29 giugno 2022

#Arte: Senecio

Dopo aver parlato di Astrattismo e di Kandinskij, oggi vogliamo soffermarci su un altro autore che ha fatto dell’arte astratta il suo stile: stiamo parlando di Paul Klee. Nato a Munchenbuchsee (Svizzera) il 18 dicembre 1879 e morto a Muralto il 29 giugno del 1940, considerava l’astrattismo come un discorso sulla realtà, non tanto una sua riproduzione su tela, al punto che essa doveva essere realizzata come appena accennata, resa nella sua semplicità più banale. Delle opere più iconiche di Klee non possiamo non parlare di “Senecio”, realizzata nel 1922 (quando l’artista aveva quarantatré anni) e a oggi conservato al Kunstmuseum Basel in Basilea (Svizzera). Ma cosa rappresenta questo quadro astratto?

Partiamo dal nome “Senecio”: è il nome di un genere di piante - di derivazione latina di senex, significa “vecchio uomo”, perché il ciuffo bianco che troviamo sugli acheni (i soffioni), ricordano i capelli bianchi di un anziano. Tutte le piante di questo tipo contengono alcaloidi pirrolizidinici, cancerogeni e tossici, che tendenzialmente gli animali evitano. Nel discorso delle piante, rientra un concetto molto caro agli artisti dell’astratto, che considerano un ruolo spirituale del pittore, come mediatore di ciò che è materiale e ciò che è immateriale. Rispetto all’Astrattismo di Kandinskij, Klee non si allontana completamente dalla realtà fisica, infatti è facile capire che quello che stiamo osservando è la rappresentazione di un ritratto.

“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.”

Tutte le sue opere sono il frutto di una lunga indagine introspettiva. Riproduce il frutto della sua mente su supporti spesso inusuali (in questo caso è un olio su tela, ma di solito usava anche juta, carte di giornali, ecc…). Senecio è lui da anziano, in futuro, ed ecco che abbiamo un concetto di ritratto che è del tutto nuovo, molto più intimo: Klee infatti non è riconoscibile, ma perché potrebbe essere la sua anima come quella di chiunque altro. Non è più un ritratto nel senso classico del termine. 

Si tratta di un mezzobusto, dove le figure geometriche scelte servono per delineare i dettagli del volto: due ellissi collegate tra loro segnano lo sguardo, dei triangolo rappresentano le sopracciglia, mentre dei quadrati inscritti nel cerchio del viso compongono il collo, la bocca e, poco sotto, le spalle. Lo sfondo, fatto di pennellate sull’arancione, non staccano la figura da esso, come per annullare la divisione. La pupilla è di un rosso acceso, il che conferisce al personaggio rappresentato uno sguardo penetrante, che sembra in grado di scrutare l’anima.

L’opera, infatti, dà allo spettatore un senso di inquietudine, come se vi fosse un giudizio silenzioso a monte. Mette pressione psicologica, che è accentuata dalle figure che compongono le sopracciglia, come se vi fosse una nota di disprezzo per qualcosa di non fatto. Cambiando l’angolazione, può addirittura sembrare un bambino che guarda a mo' di rimprovero i genitori, ma anche una sorta di interesse e curiosità se ci spostiamo dal lato opposto.

Nonostante tutto, però, la concezione del quadro non riguarda l’infanzia, quanto la senilità. Benché sui quarant’anni non si può parlare di vecchiaia, l’opera si chiama comunque “Senecio”, quindi probabilmente si tratta di un autoritratto di Klee stesso che si è “usato” come modello per la sua rappresentazione.

“Dietro la varietà delle interpretazioni c’è un ultimo segreto e la luce dell’intelletto si spegne miseramente.”

Quale che sia l’interpretazione, osservare un quadro di questo tipo e vederci Klee o un bambino, tutto è un rimando all’occhio dello spettatore, giudice finale dell’opera d’arte. Dopo questa descrizione, per voi cosa rappresenta?

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